Il PdL reatino, l’immigrazione ed il concetto di cittadinanza formale

Il PdL reatino, a voce del suo portavoce Imperatori, ha diramato una nota sul tema dell'immigrazione, su cui siamo in così completo disaccordo che non è possibile rispondere in poche righe a tutto ciò che si sostiene; servirebbe un dibattito aperto e pubblico, che auspichiamo.
Non possiamo però tacere sull'impostazione generale del problema e su un dettaglio (il demonio, si sa, si annida nei dettagli) davvero preoccupante.

Il PdL reatino, a voce del suo portavoce Imperatori, ha diramato una nota sul tema dell'immigrazione, su cui siamo in così completo disaccordo che non è possibile rispondere in poche righe a tutto ciò che si sostiene; servirebbe un dibattito aperto e pubblico, che auspichiamo.
Non possiamo però tacere sull'impostazione generale del problema e su un dettaglio (il demonio, si sa, si annida nei dettagli) davvero preoccupante.
Dal punto di vista dell'impostazione generale, sembra che la fenomenologia dell'immigrazione sfugga al portavoce. Non si può infatti ignorare (o peggio tacere) che la società e l'economia italiana si reggono ormai sull'apporto di immigrati; e che solo una minima parte di questi lavoratori entrava via mare, mentre la maggioranza entra regolarmente con visti turistici; illegali lo diventano in seguito, perché il governo italiano non ha provveduto, né vuole provvedere, un possibile cammino di regolarizzazione; questo perché la irregolarità "paga", sia a livello elettorale che a livello economico: non c'è bisogno, consigliere Imperatori, di leggi che come in Germania privilegino l'assunzione di italiani: qui in Italia, gli immigrati non vengono assunti, proprio mantenerli illegali e sottopagarli; e se il "governo del fare" volesse, basterebbe inviare un po' di ispettori nei cantieri, nelle fabbriche, nei bar, nelle case.
Ma invero, l'occasione ad Imperatori per parlare di immigrazione illegale non è data dalla politica dei respingimenti, tanto meno come esplicitata dal Ministro Maroni nel commentare l'errore nel mitragliare pescatori siciliani anziché migranti. Imperatori prende occasione dalle espulsioni di rom decretate dalla Francia e, dopo teorizzato la autolimitazione da parte degli zingari dei loro diritti umani, sostiene che questa iniziativa di Sarkozy, su cui è saltato uno stanco Berlusconi, è il modo per evitare il razzismo.
Eppure, ci avevano insegnato che il razzismo si concretasse in provvedimenti che colpiscono qualcuno non per ciò che è o che fa individualmente, ma per il solo appartenere ad una etnìa, il che è appunto quel che sta accadendo in Francia; magari Imperatori risponderà che non tutti gli zingari vengono espulsi, ma solo i "non francesi"; ma qui arriviamo al più preoccupante dei concetti espressi, e cioè quello della esistenza di una cittadinanza "formale": <i problemi legati all’immigrazione clandestina ci interessano sempre più da vicino. [..] Lo stesso vale per i rom, formalmente cittadini romeni che trasmigrano [..]>. Il che (siccome l'esame di lingua non viene auspicato anche per i cittadini italiani) significa che essi non lo sono "sostanzialmente"; ne deriva che essi sono cittadini (rumeni) di serie B, e non ne deriva forse che anche gli zingari italiani siano solo "formalmente" cittadini italiani? Ci corre un brivido per la schiena, a pensare al passo successivo del ragionamento che ci viene dal PdL reatino.

Marco Giordani
segretario Sabina Radicale

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