La manutenzione della città potrebbe trovare un valido aiuto nella popolazione detenuta

E’ di qualche giorno fa un intervento pubblico di don Paolo Blasetti, il cappellano del carcere di Rieti, dal quale sono emerse le numerose criticità che pongono la struttura detentiva e, con essa, tutta la sua popolazione, tra detenuti e guardie carcerarie, in una sorta di universo completamente separato dal resto della città.

Questo viene a vanificare una delle finalità della detenzione, la quale non è tanto quella di infliggere una pena, ma di tentare quell’opera di recupero della persona di cui all’articolo 27 della Costituzione italiana: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Don Paolo ha prodotto numerose riflessioni sul perché ciò, di fatto, non avvenga, qui a Rieti.

Diversamente da quanto accade in altri penitenziari, non sono al momento attive forme di “contatto” tra la casa circondariale e il resto della città. Che potrebbero invece sostanziarsi in attività non soltanto culturali, ma di socializzazione, con benefici anche per la collettività.

Vediamo per esempio il caso dell’ordinaria manutenzione della città. Le forti precipitazioni di qualche ora fa hanno mostrato quanto il tessuto urbano sia fragile, anche perché mancano le necessarie opere di drenaggio dell’acqua piovana. Si potrebbero allora immaginare, per i detenuti che ne abbiano i requisiti, dei percorsi di coinvolgimento nella cura della città?

Ricordiamo che dieci anni fa, il Comune stesso annunciava l’avvio di un progetto che affidava a detenuti  – naturalmente retribuiti – la pulizia delle caditoie e delle strade delle frazioni di Lugnano, Vazia, Cupaello, Casette, San Giovanni Reatino, Sant’Elia, Piani Poggio Fidoni, Poggio Fidoni Alto, Morini, Poggio Perugino e Maglianello. E in passato un’analoga iniziativa fu già messa positivamente in atto, nella Amatrice post sisma, a iniziativa della Direzione dell’Istituto penitenziario. 

Ma anche nell’ambito del puro volontariato si può fare molto.

Nello scorso autunno è venuta a Rieti l’associazione Seconda Chance, no profit fondata a Roma nel luglio 2022 dalla giornalista tv Flavia Filippi, che promuove e facilita tra le imprese l’applicazione della legge Smuraglia (193/2000), una norma che offre ingenti agevolazioni a chi assuma, anche part time, detenuti. L’associazione fu, a quanto sappiamo dall’associazione, ben accolta da amministrazione e imprenditori (anche partecipate?), benché nulla di questa iniziativa sia stato comunicato dal Comune.

Oltre al reinserimento lavorativo, la stessa associazione ha però intrapreso iniziative di risocializzazione, utili anche all’approccio del cittadino “libero” verso il detenuto, in vista del reinserimento lavorativo: lo scorso 7 maggio, grazie a Seconda Chance, una cinquantina di detenuti dalle carceri di Bologna, Frosinone, Laureana di Borrello, Locri e Palmi, hanno bonificato aree degradate assieme ai volontari di Plastic Free.

Nel frattempo, avverte don Paolo Blasetti, i detenuti rischiano di rimanere per lungo tempo in uno stato di completa deresponsabilizzazione che, di fatto, sarà ulteriore ostacolo al loro futuro reinserimento nella comunità, aumentando così di gran lunga il rischio di recidiva.

Liste fantasma nei piccoli comuni: ne abbiamo scritto ai parlamentari

Abbiamo scritto ai parlamentari affinché ridepositino in questa legislatura la proposta di legge che risolverebbe il malcostume delle liste fantasma, cioè di candidati “mai visti” nei nostri piccoli comuni.

Domenica andranno al voto nella nostra provincia tre comuni sotto mille abitanti (Varco Sabino, Belmonte in Sabina, Rocca Sinibalda). Ai 4 candidati sindaci “veri” (1 a Belmonte, 2 a Varco, 3 a Rocca Sinibalda), se ne affiancano ben 9 “finti” (4 a Belmonte, 3 a Varco, 2 a Rocca Sinibalda): un exploit mai realizzato prima.

Oltre all’offesa ed il disprezzo per il momento di esercizio democratico, avverrà a Belmonte una diminuzione della rappresentanza, poiché le 4 finte liste strapperanno rappresentanti in consiglio alla lista unitaria dei cittadini belmontesi.

Ad ogni tornata di comunali questo fenomeno si ripresenta, provocando però solo indignazione ed articoli di stampa, senza alcuna “reazione” da Governo o Parlamento, probabilmente perché non sensibilizzati dai rappresentanti dei territori.

Poiché le proposte di legge decadono con la legislatura, abbiamo chiesto di ripresentarla all’on. Riccardo Magi, oggi segretario di +Europa, e a due rappresentanti del territorio: Paolo Trancassini, eletto nel collegio uninominale per la destra, e Marianna Madia, eletta nel plurinominale per la coalizione di sinistra.

Sabina Radicale ha posto il tema, attivamente, sin dal 2017[1]: a varie rassicurazioni e promesse, facemmo seguire una semplice proposta di legge, presentata dall’allora deputato di +Europa Alessandro Fusacchia.[2]

Terremo informati i cittadini sulla loro risposta; sarebbe utile se le istituzioni e le forze politiche del territorio dessero una mano nell’accoglimento di questa richiesta e nel far calendarizzare il provvedimento.

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Agli Onorevoli:
Marianna Madia MADIA_M@CAMERA.IT
Riccardo Magi MAGI_R@CAMERA.IT
Paolo Trancassini TRANCASSINI_P@CAMERA.IT


Rieti, lì 8 Maggio 2023


Oggetto: Richiesta ripresentazione di proposta di legge su liste fantasma per i piccoli comuni

Onorevoli,

Come ormai da anni, anche in questa tornata di elezioni amministrative si verifica in tutta Italia, per comuni inferiori a mille abitanti, la presentazione di liste elettorali che non hanno alcuna relazione con il territorio.

E’ un fenomeno sgradevole che potrebbe essere facilmente evitato e allo scopo nella precedente legislatura sollecitammo l’onorevole Alessandro Fusacchia, allora nella componente +Europa del gruppo Misto, a presentare questa nostra semplice proposta di legge: https://www.camera.it/leg18/126?tab=&leg=18&idDocumento=1706&sede=&tipo

Esistono altre proposte di legge sull’argomento, che abbiamo riassunto e commentato qui, quando due anni fa venne approvato un ordine del giorno dello stesso On.Fusacchia sull’argomento.
https://sabinaradicale.it/2021/05/01/fine-delle-liste-fantasma-nei-nostri-piccoli-comuni

Ci rivolgiamo a voi, in quanto eletti nel territorio di Rieti – particolarmente vittima di questo fenomeno – e in quanto segretario di +Europa, per invitarvi a fare vostra la proposta di legge, ripresentandola in questa legislatura.

In attesa di un vostro positivo riscontro

Marco Giordani, segretario Sabina Radicale
328 8635830


[1] https://www.sabinaradicale.it/2017/05/15/per-favore-poniamo-fine-alla-umiliazione-dei-piccoli-comuni/

[2] https://www.camera.it/leg18/126?tab=&leg=18&idDocumento=1706&sede=&tipo

Baracche dello spaccio: effetto del non-governo di fenomeni strutturali

Le cronache cittadine ci riportano dello smantellamento di “baracche dello spaccio” sotto Ponte Cavallotti.

Partiamo innanzitutto da due considerazioni: la prima è che in questa città, da anni dei senza dimora cercano un riparo sotto i ponti, dal ponte Giovanni 23° al ponte Felice Cavallotti; la differenza è che sul secondo c’è un po’ più spazio per viverci. Chi ricorre a queste sistemazioni di fortuna? Persone in condizioni di disagio e tra queste probabilmente alcune per sopravvivere lavorano nello spaccio di sostanze, gestito dalla criminalità.

La seconda considerazione è che lo spaccio come attività in sé non ha bisogno di un “ufficio”; del resto le foto diffuse non paiono, come scritto, “materiale utilizzato dagli spacciatori per la loro attività”.  Si spaccia a domicilio (del fornitore o del consumatore) o in strada; se quelle baracche veniva usate per spacciare, è perché erano abitazioni dei fornitori.

Cosa traiamo da queste considerazioni? Semplicemente che questo fenomeno delle “baracche dello spaccio” viene da come i governi italiani hanno non-gestito, e continuano a non-gestire, due fenomeni strutturali: le migrazioni e l’uso di massa di sostanze “stupefacenti”.

Se è normale però che del rispetto delle leggi si occupi la Questura, il problema sociale dei senza dimora attiene invece alla comunità ed al Comune, che non se ne occupa. Di questo si occupi il Sindaco, e lasci il lavoro di polizia alla Polizia, e non si avventuri in cose che non gli competono.

Affermazioni  come quella con cui si scaglia contro coloro “che si battono per la liberalizzazione delle droghe e che per anni al Governo hanno attuato politiche estremamente permissive nei confronti dell’immigrazione clandestina” meglio che le eviti.

Per sua conoscenza, la “droga” è oggi che, di fatto, è libera: chiunque la voglia, ha modo di procurarsela, ad ogni ora del giorno e della notte – senza nessuna garanzia per la salute, ed ingrassando la mafia. Represso lo spaccio da un luogo la si spaccerà altrove, arrestati gli spacciatori se ne troveranno altri, e se tutti i “clandestini” finissero in carcere, riprenderebbero a farlo gli italiani bianchi.

Quello per cui ci battiamo, e verso cui la comunità internazionale sta andando, è invece una “legalizzazione”, cioè controllo e paletti da parte dello Stato, come avviene per sostanze che fanno molte più vittime come tabacco ed ancor più alcool, del quale ci dice Eurispes grande uso fanno – e sappiamo, anche in questa città – i giovani[1].

E se dunque fa più morti l’alcool libero e legale della droga libera ma illegale, il Sindaco dovrebbe farsi fotografare con la Polizia non solo tra le baracche sotto i ponti, ma anche per i locali cittadini nei fine settimana, sul tardi, verificando che, nel rispetto della legge, non si vendano shottini ai minorenni.

Ovviamente la legalizzazione eviterebbe l’affannosa e sterile rincorsa a cui le nostre forze dell’ordine – e a seguire tribunali, carceri – sono costrette, sottraendo le scarse risorse alla vera criminalità (quella con delle vittime).

Quanto poi alla immigrazione “clandestina”, siamo sempre in attesa della soluzione di tutto: il blocco navale, che come dirigente di Fratelli D’Italia a settembre ci aveva promesso.


[1] Secondo un rapporto Eurispes del 2018, l’alcool aveva fatto 435mila morti in Italia in 10 anni, ed oltre la metà dei minori ha acquistato alcolici (54,4%) nonostante la legge italiana lo vieti. http://www.rainews.it/archivio-rainews/articoli/alcol-uccide-piu-di-fumo-e-droga435mila-morti-in-Italia-in-10-anni-8cb848a0-1ad0-465c-96a4-9c39276bc745.html