Un detenuto a Rieti è morto di sciopero della fame

Dopo la tragedia di Matteo, ancora qualcuno che muore di carcere: il 65enne Stefano Bonomi, detenuto a Rieti dove aveva condotto un lungo sciopero della fame, e che per la sua condizione era stato ricoverato il 3 Gennaio all’ospedale di Viterbo, il 6 mattina non ce l’ha fatta.

Non sappiamo se il ricovero sia stato coatto, come riportano le cronache viterbesi, o se si fosse convinto a farsi aiutare. Non sappiamo neppure i motivi per cui avesse intrapreso questa forma di lotta; le stesse cronache ci dicono che fosse in attesa di giudizio.

Se il suicidio di Matteo, seppur annunciato, è stato considerato “inatteso” anche dal Garante Regionale marchigiano, si potrà dire altrettanto per Stefano?

Di Matteo si sa tutto, di Stefano si saprà qualcosa? Cosa l’ha spinto, prima ancora di essere condannato, ad urlare così la sua richiesta? Era una richiesta legittima? Pare che sostenesse la protesta da molto tempo, anche interrompendola più volte; questo mostrerebbe sia la determinazione, sia la volontà di non portarla all’estrema conseguenza.

Non è la prima volta che questo accade in Italia. Ci furono episodi lo scorso maggio, in Sicilia. Allora, dopo la diffusione della notizia, il Garante nazionale delle persone detenute e private della libertà, Mauro Palma, richiamò “l’attenzione pubblica sulla necessità della completa informazione che deve fluire dagli Istituti penitenziari all’Amministrazione regionale e centrale affinché le situazioni problematiche possano essere affrontate con l’assoluta attenzione che richiedono”.

Se di Stefano Bonomi i Garanti Nazionali o Regionale dei Detenuti non conoscevano il caso (e crediamo di no, se dopo cinque giorni non ne ha data notizia) non credo sapremo mai di più, a meno che la famiglia non vorrà renderlo pubblico. Visto il tempo trascorso, immaginiamo che non ci aiuterà a capire neppure qualche sindacato della Penitenziaria, solerte nel riportare informazioni su violenze da parte di detenuti; eppure con il nuovo “Pacchetto Sicurezza” la “resistenza anche passiva agli ordini impartiti”, come quello di alimentarsi, è da considerare “reato di rivolta”. Sbagliamo a pensare che forse una utilità almeno in questa circostanza avrebbe potuto avere un Garante Comunale dei Detenuti (come spesso ripetiamo: figura a titolo gratuito istituita 10 anni fa e mai attuata)?

80° Deportazione ebrei da Rieti verso Auschwitz

Il 6 Gennaio ricorreranno 80 anni dalla deportazione da Rieti, dal carcere di Santa Scolastica dove erano stati ristretti, di 14 “ebrei stranieri”.

I 14 ebrei, precedentemente erano internati in vari paesi della provincia: la famiglia Gattegno ad Amatrice dove nacque il piccolo Roberto, la famiglia Da Fano a Borgo Velino – e fu il soggiorno più sofferto -; da Leonessa la moglie cattolica di Ugo Löbenstein chiese invano di liberare – secondo legge – il marito deportato, a Rivodutri i coniugi Krohn vissero per oltre due anni.

Per iniziativa delle autorità italiane, furono deportati al campo di Fossoli e di lì a pochi mesi ad Auschwitz dove in 13 (le donne, i bambini, gli anziani) furono direttamente avviati alle camere a gas.

Questa città ha ufficialmente ricordato e onorato queste vittime con un convegno e mostra documentaria nel gennaio 2013 e a seguire in un libro, “La normalità colpevole”, edito nel 2014 dall’Archivio di Stato di Rieti con il patrocinio della Prefettura di Rieti e della Fondazione Museo della Shoah.

Tuttavia da allora essa non ha avuto occasione di ricordare quei fatti e quei nomi.

Per questo come associazione Sabina Radicale abbiamo deciso di tenere Sabato 6 Gennaio alle ore 11 una breve commemorazione davanti all’ingresso del carcere, al n.55 di via Terenzio Varrone, alla quale abbiamo invitato le autorità civili e religiose ed invitiamo la cittadinanza tutta.

Elia Gattegno, 52 anni, nato a Salonicco
Elisa Giuili, 48 anni, nata a Tripoli, sua moglie
Leone Gattegno, 30 anni, nato a Tripoli, suo figlio
Fortuna Attal, 26 anni, nata a Tripoli, sua nuora
Elia Gattegno, 6 anni, nato a Tripoli, suo nipote
Armando Gattegno, 4 anni, nato a Tripoli, suo nipote
Elisa Gattegno, 3 anni, nata a Tripoli, sua nipote
Roberto Gattegno, 7 mesi, nato ad Amatrice, suo nipote

Isabella da Fano, 54 anni, nata a Reggio Emilia
Renée Cohen, 29 anni, nata a Parigi, sua figlia
Daniele Cohen, 3 anni, nato a Roma, suo nipote

Martin Krohn, 60 anni, nato a Schönfeld
Gertrude Alexander, 54 anni, nata a Stargard, sua moglie

Ugo Löbenstein, 65 anni, nato a Brno

Solo Leone Gattegno sopravvisse.