Referendum Giustizia: a Rieti avvocati e magistrati dibattono tra sì e no, la politica tace.

Tra due settimane si voterà per 5 referendum sul tema Giustizia.

Giovedì pomeriggio si è tenuto a Rieti, organizzato dalla Camera Penale di Rieti, un convegno che ha messo di fronte personaggi del prestigio del presidente degli avvocati penalisti Giandomenico Caiazza (per il Sì) ed il magistrato sostituto procuratore di Roma Mario Palazzi (per il No)

Le due ragioni si sono confrontate muovendosi su diversi livelli: la inutilità o dannosità delle modifiche della norma (secondo il magistrato) e il senso politico e simbolico dei quesiti, a fronte di evidenti storture della Giustizia in quei campi in cui i referendum cercano di intervenire (secondo l’avvocato).

Si raggiungerà il quorum? Difficile: l’informazione è scarsa, e a motivazione si dice che le questioni “giustizia” non appassionano – strano, essendo l’amministrazione della Giustizia il motivo fondante dell’esistenza degli Stati.

Proprio per essere la Giustizia il fulcro della convivenza civile, è importante il senso politico dei quesiti e per questo come Sabina Radicale e Radicali Italiani sosteniamo il Sì.

Eppure la sala, molto affollata da avvocati e magistrati, non ha visto la presenza (a meno di qualche avvocato) e soprattutto il contributo di esponenti dei partiti oltre il nostro.

Contributo che sarebbe stato quanto mai opportuno per i partiti che sostengono il No (ad esempio il PD o il M5S), che avrebbero potuto affiancare alle ragioni tecniche del magistrato le loro ragioni politiche, contrapponendole a quelle politiche squadernate dal rappresentante dell’avvocatura.

Dai partiti che sostengono il Sì, che vanno in città da Azione al PSI, ad IV, a FI e alla destra ci aspetteremmo invece una campagna tra i cittadini che sarebbe agevolata, anziché ostacolata, da quella delle amministrative. Eppure, non abbiamo visto e sentito nulla neppure dai promotori del referendum, e cioè dai leghisti.

Le cronache non ci hanno riportato di nessun accenno neppure dai leader nazionali: sono già passati qui Tajani e Salvini; quel Salvini i cui manifesti per il referendum campeggiavano strumentalmente alle comunali di ottobre a Milano, ma che sembra sfilarsi ora che si va a votare.

Rimangono due settimane prima del voto e saranno cruciali: qui a Rieti per mobilitare al Sì e altrove per mobilitare al voto.

A Rieti (e Cittaducale, Antrodoco, Pescorocchiano, Casaprota, Salisano e Nespolo) la caccia al voto di preferenza su di sé potrà ben abbinarsi al mostrare all’elettore che l’adesione al proprio partito non è puramente strumentale all’ottenimento del suo voto alle comunali.

PNRR: la transizione energetica richiede la partecipazione dei cittadini

NOME Officina Politica ne parla Lunedì con Massimiliano Iervolino, segretario di Radicali Italiani


Il tema del PNRR è ben presente nella campagna elettorale reatina; PNRR non è però solo soldi da spendere, ma impegni che sulla transizione energetica sono richiesti al Paese.

Entro dicembre 2022 le Regioni dovranno individuare le aree idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili.

L’individuazione delle aree idonee non potrà non passare dal rapporto con i territori e con gli amministratori locali.

A Rieti – e provincia – abbiamo avuto in passato anche recente molti diversi tentativi di installazione di impianti (fotovoltaici, biometano, biomasse, biogas) che non hanno avuto esito o hanno comunque incontrato forti opposizioni.

Ecco allora la necessità di una vera e propria rivoluzione culturale che comprenda, certo, lo snellimento della burocrazia e il gioco di squadra di tutte le parti coinvolte ma anche e soprattutto la ricostruzione di un rapporto trasparente e collaborativo con i cittadini.

E’ quello che NOME Officina Politica ha indicato con chiarezza nel proprio programma e con forza nel suo slogan “Per una città a energia civica”.

Di questi temi, della transizione energetica e di partecipazione ma anche dei problemi che attengono alla gestione dei rifiuti parleremo Lunedì 30 alle 18:30, al Comitato Ubertini Sindaco, con Massimiliano Iervolino, segretario nazionale di Radicali Italiani.

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Massimiliano Iervolino, laurea in chimica industriale, è esperto di gestione rifiuti, sul quale tema ha pubblicato diversi volumi ed è stato per due legislature consulente della Commissione Ecomafie. Recentemente, ha proposto al Sindaco Gualtieri l’indizione a Roma di un referendum consultivo che consenta informazione, partecipazione e dibattito della cittadinanza sul progetto di termovalorizzatore.

Dal voto referendario può arrivare un segnale, al di là del quorum

Contributo di Marco Giordani al convegno “Le ragioni del Sì e del No”


Senza nasconderci dietro un dito, dobbiamo prendere atto che ben difficilmente questo referendum raggiungerà il quorum.

Sento al contempo diversi politici che lo dichiarano come un “segnale per il Parlamento”; anche Sabino Cassese ne parla come “sollecitazione al Parlamento”.

Interpretare un referendum non per la norma che modifica o abroga ma come “segnale” non è una novità; ad inaugurare questo aspetto credo siano stati i referendum sul Nucleare del 1987.

Personalmente questo non è nelle mie corde e non mi ci sono mai adattato, tuttavia in questo caso un segnale, VOLENDO, credo sia ricavabile anche nella probabile situazione di non raggiungimento del quorum.

Ciò è dato dall’abbinamento alle elezioni amministrative, che si terranno in tutta Italia, in comuni grandi e piccoli, del nord e del sud, coinvolgendo mille comuni e 9 milioni di elettori.

Non è usuale che referendum si svolgano in abbinamento a delle elezioni. Accadde nel 2009, abbinando (però al turno di ballottaggio) tre referendum sulla legge elettorale.

Allora l’abrogazione di parti del Porcellum ebbe a livello nazionale il 23% di affluenza ed il 77% di sì.

Si diede allora per scontato, così come in altri referendum che i Sì preponderassero a causa della scarsa partecipazione. Ma è così? No!

Sono andato a vedere cosa accadde in grandi città in cui si votò al ballottaggio: a Firenze si ebbe il 59% di affluenza. I votanti al referendum furono meno, il 48% ma con la stessa percentuale nazionale 77% di Sì. A Bologna il 62% al ballottaggio e 53% al referendum, 77% di Sì. A Padova affluenza 65%, per il referendum 51%, Sì al 74%. A Bari, 60% di affluenza, 54 al referendum, 76% di Sì.

Non so se questa coincidenza tra il Sì nazionale ed il Sì dove la gente vota avverrà anche stavolta. Sarebbe però importante, per afferrare il SEGNALE, non fermarsi nei commenti alla scarsa affluenza nazionale, ma estrapolare i dati dei comuni in cui si sarà votato per le amministrative.

Nel frattempo ne dovrebbe derivare che le forze politiche che veramente vogliano ottenere qualcosa da questo referendum debbano fare campagna soprattutto qui, dove si vota. Cosa che però…

L’attuale legge elettorale regionale: storia e difetti

LA LEGGE DEL 2005 CON IL LISTINO

La legge oggi in funzione deriva da quella del 2005 (prima ce n’era una che portò alla Pisana Roberto Giocondi). Allora essa prevedeva 70 consiglieri, di cui 56 eletti e 14 con il “listino” del Presidente. Questi 56 eletti hanno garantito a Rieti sia nel 2005 che nel 2010 ben due consiglieri (sempre Antonio Cicchetti e Mario Perilli) più una portata dal listino (Annamaria Massimi per Marrazzo, Lidia Nobili per Polverini).

Questo listino aveva tre caratteristiche: gli elettori non ci potevano mettere becco, ci doveva essere almeno un nome per provincia, era figlio di un accordo tra i partiti di spartizione dei 10 posti – accordo che precedeva il voto.

2012: IL TAGLIO DEI CONSIGLIERI

Poi cosa succede? Beh, succede che nell’ottobre 2012 Mario Monti decide una serie di tagli ai “costi della politica”, tra cui la riduzione dei consiglieri regionali da 70 a 50, dei quali 40 eletti e 10 del listino.

Magicamente questa riduzione, combinata con la sproporzione tra i vari collegi elettorali, e segnatamente Rieti (1 seggio “spettante”) e Roma (29 seggi), fa sì che sia molto molto improbabile che a Rieti sia assegnato il consigliere che pure “spetterebbe”. Rimane quindi il solo consigliere dal listino, e infatti nelle elezioni del 2013 – causate dallo scandalo “Rimborsopoli” – Rieti viene rappresentata dal solo Daniele Mitolo.

2017: DA LISTINO A PREMIO DI MAGGIORANZA

A seguito di quello scandalo (sollevato grazie ai Radicali), la legge elettorale viene corretta trasformando l’odioso listino in un Premio di maggioranza da distribuire tra le liste di maggioranza secondo il voto degli elettori ed i loro consiglieri più votati.

In questo meccanismo più dipendente dal voto dei cittadini, si pone però il caso di Rieti e si prospetta un meccanismo chiamato “Salva Rieti”. Alla fine si decide, per non creare un meccanismo “ad Rieti” che ogni provincia debba avere un suo consigliere nel premio di maggioranza.

Questo consigliere viene scelto come il più votato del partito più votato della coalizione che ha vinto in Regione. Si vota nel 2018, Rieti ancora non ottiene nessun consigliere tra i 40 mentre nel premio di maggioranza, essendo eletto Zingaretti, passa il più votato (Fabio Refrigeri) del partito più votato (il PD) della coalizione a sostegno di Zingaretti.

COSA NON VA NELLA LEGGE ATTUALE?

Nella sostanza, rimane per Rieti una non piena determinazione del proprio rappresentante: se questo meccanismo pur introduce una scelta (del partito e del candidato) da parte dell’elettore questo è sempre all’interno della coalizione vincente in Regione, che non è detto sia quella vincente in provincia (anche se va detto che in tutte le elezioni dal 2005 sia finora avvenuta una coincidenza tra la maggioranza provinciale e quella regionale)

Di nuovo c’è che, scomparso l’accordo pre-voto tra i partiti di coalizione, si tiene conto sì dei rapporti tra partiti secondo il voto ottenuto, ma poi il meccanismo di salvaguardia delle province fa sì che i partiti maggiori cannibalizzino i minori (così avvenne nei confronti del secondo eletto di PiùEuropa). Tanto che alle uniche elezioni tenutesi il PD, con il 53% dei voti della coalizione si vede assegnare il 90% del premio di maggioranza!

Se probabilmente è questo l’aspetto che potrebbe spingere partiti minori a chiedere con forza (e logica) una correzione, nell’esame dell’ultima elezione si evidenziò come questo meccanismo porti anche a potenziali distorsioni inaccettabili come il fatto che se nella circoscrizione di Latina, 1639 elettori che non andarono a votare avessero deciso di andare e votare PD, il risultato sarebbe stato che il PD avrebbe avuto in Consiglio Regionale un consigliere in meno!

Una tale illogicità rende necessaria una revisione della legge. Revisione per la quale candidiamo la proposta di Alessandro Capriccioli che, oltre agli altri meriti che ci illustrerà, dal punto di vista reatino permette agli elettori della provincia di Rieti di scegliere direttamente il proprio rappresentante.