Rieti è una città DI barriere architettoniche, impraticabile non solo per disabili ma spesso anche per pedoni normodotati. Questo nonostante per anni (fino al 2019) si sia tenuta una passerella istituzionale “Rieti senza barriere” di cui non si sono visti risultati sulle nostre strade. Risultati che dovrebbero venire innanzitutto prendendo atto della situazione, e cioè partendo da una ricognizione-censimento delle micro e macro barriere, da poi includere in un Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA) che tenga conto di costo e rilevanza di esse.
Il PEBA è obbligo di legge da 36 anni ma mai predisposto. Sabina Radicale richiama gli amministratori a questo sin dal tempo della giunta Petrangeli. Ricordiamo inoltre come la Regione Lazio, ad iniziativa del consigliere regionale radicale Alessandro Capriccioli, abbia predisposto, per i comuni che si vogliano dotare del Piano, un contributo di 10mila euro.
Ora, ci sono dichiarazioni di tavoli di lavoro inter assessorili che promettono di stilarlo. A nostro avviso la necessaria preventiva ricognizione sarebbe una occasione di attivazione della cittadinanza; solo poi, gli assessori con i relativi uffici metterebbero insieme dati e fondi per stilare un piano.
Piano che, partendo da costi e rilevanza, dovrebbe tenere conto dei fondi disponibili negli anni. In tal senso non è un buon viatico la distrazione di risorse dedicate alla eliminazione delle barriere, dichiarata in consiglio dall’assessore Nobili.
L’assessore ha dichiarato infatti che il Comune intende ricorrere, per aggiustare il ponticello in legno tra San Francesco e Sant’Arcangelo, a finanziamenti che la Regione assegna proprio per quella finalità.
Siccome è evidente che il disfacimento della pavimentazione del ponte non è una barriera architettonica, ed anzi lo sarebbero le strade per arrivarci – ad esempio dal ponte romano, il marciapiede è impercorribile con carrozzine e financo biciclette – questo finanziamento andrà a detrimento della reale eliminazione delle barriere.
Questo non solo per i cittadini disabili di altri comuni, ma anche per i reatini, sia per quello che con questi fondi poteva essere realizzato, sia per il futuro, in quanto aver ricevuto un recente finanziamento per la stessa finalità abbasserà il punteggio per le future graduatorie.
Il Comune di Rieti ha enfaticamente comunicato di aver approvato la delibera scritta da Coldiretti contro il cosiddetto “cibo sintetico” (in realtà “carne coltivata in laboratorio”); è stato ahimè bruciato sul filo di lana dal Governo, che ha presentato un disegno di legge, come suo solito proibizionista (cioè che affronta una realtà esistente ed inarrestabile, semplicemente dichiarandone la proibizione).
L’una come l’altra sono “grida manzoniane”, cioè emesse con titoli altisonanti, dove vengono annunciate pene severe, ma che poi, nella realtà, verranno disattese: i consumatori avranno comunque la libertà di mangiare quel che vogliono. Sarà infatti proibito coltivarla ma si potrà (da Art.6 del disegno di legge) importarla (ricordiamo che produciamo solo il 50% del nostro fabbisogno di carni); a soffrirne, come per gli OGM, saranno la nostra ricerca e il nostro sistema produttivo.
Allora perché intervenire su questa fuffa? E’ che come a Roma, anche a Rieti questo proclama è stato deciso senza alcun contraddittorio e senza il parere di esperti in materia di innovazione nel settore agroalimentare. A Rieti poi c’è stato un di più: passaggi in Commissione ed in Consiglio, a seguito dei quali questa approvazione è avvenuta all’unanimità: di destra, sinistra e varie.
Di che parliamo? Il tutto, come apertamente ammesso da Governo e Comune, si fonda su una campagna di Coldiretti, che non temiamo di definire manipolatoria per slogan, immagini e contenuti. Tra l’altro neppure se ne comprende il perché, dato che il cibo cosiddetto “sintetico” andrà a discapito degli allevamenti intensivi e quindi non appare certo un concorrente (ma anzi, un alleato!) delle qualità, tipicità, biodiversità sbandierate da Coldiretti, valori che oggi soffrono nel diretto confronto e confusione con allevamenti intensivi sugli stessi banconi alimentari.
In quella campagna si afferma che il “cibo sintetico” non salvaguarderebbe l’ambiente, limiterebbe la libertà dei consumatori, spezzerebbe il legame tra cibo e natura, non tutelerebbe la salute e potrebbe perfino avere impatti socio-economici molto pericolosi “in quanto frutto di una fascinazione ecologica che non ha finora consentito riflessioni adeguatamente approfondite” (sic!). A noi sembra che sia esattamente il contrario: questa carne, che come dicevamo non è sintetica ma coltivata anziché strappata ad animali fatti crescere in condizioni aberranti e poi uccisi, oltre che rispondere all’etica di molti, sarà ecologicamente sostenibile in energia, acqua, suolo. Sarà capace di sfamare i miliardi di esseri umani che, oltre ad aumentare in numero, si affacciano sempre più ad una alimentazione proteica; ci proteggerà da minacce come quelle degli superbatteri resistenti agli antibiotici, sottoprodotti degli allevamenti intensivi bombardati di antibiotici (e già tutti abbiamo dimenticato la “mucca pazza”) e dai pesticidi che dalla agricoltura arrivano agli alimenti “naturali” degli animali.
Essendoci quindi tutti gli elementi per un dibattito su pro e contro, risultano inaccettabili superficialità e strumentalità dei nostri amministratori e consiglieri comunali: tutti in fila, e in concorrenza tra di loro, a lisciare il pelo a una lobby ed a un’opinione pubblica manipolata, disinteressandosi di cosa comporti questo populistico rifiuto della scienza e del progresso.
Tutti, anche la “sinistra”. Per strumentalità? Per superficialità? Ahimè, la sinistra non è nuova nel rincorrere, con strumentalità, quelli che ritiene gli umori della cittadinanza disinformata, anziché cercare di informarla. Nelle ultime elezioni regionali lo ha fatto anche il candidato presidente Alessio D’Amato nel cui programma ha inserito una incomprensibile frase il cui incipit probabilmente ritenne elettoralmente utile: “no decisi alle minacce che incombono sul futuro prossimo: [..] no alla carne sintetica come surrogato a una corretta educazione alimentare mirata a una adeguata diversificazione del cibo che abbia come unico fine la salute e il benessere delle persone”. Il suo staff non ebbe modo di rispondere alla nostra richiesta di chiarimento.
Ora però che non ci sono elezioni e si fanno dichiarazioni e post su tutto, tuttavia su questo tema a livello locale approvano mentre a Roma Schlein, Conte, Fratoianni e Renzi tacciono, mentre Calenda populisticamente sbanda.
E allora se davvero l’Amministrazione o il Consiglio ritengono che questo tema sia comunque di rilevanza per la cittadinanza e per le sorti della Nazione e dell’umanità, allora abbiano il coraggio di un confronto, un convegno, un dibattito serio e documentato, a cui saremo pronti a dare il nostro contributo.