Emma Bonino è viva – di Rosella Vivio

Un mare di fango versato sulla candidata radicale ed il voto cattolico usato come diga per frenarne la vittoria

di Rosella Vivio
sabato 23 gennaio 2010

Alla sua prima uscita pubblica da candidata alla presidenza della regione Lazio avvenuta a Rieti, Renata Polverini concluse l’intervento con alcune note personali. Con felice scelta comunicativa, la candidata della destra percorse l’argomento delle difficoltà personali dovute ad un vissuto non facile, al quale aggiunse le preoccupazioni per come la stampa avrebbe scelto di colpirla.


Un mare di fango versato sulla candidata radicale ed il voto cattolico usato come diga per frenarne la vittoria

di Rosella Vivio
sabato 23 gennaio 2010

Alla sua prima uscita pubblica da candidata alla presidenza della regione Lazio avvenuta a Rieti, Renata Polverini concluse l’intervento con alcune note personali. Con felice scelta comunicativa, la candidata della destra percorse l’argomento delle difficoltà personali dovute ad un vissuto non facile, al quale aggiunse le preoccupazioni per come la stampa avrebbe scelto di colpirla.

Al centro dei suoi timori pose la madre, a cui raccomandava di non leggere i giornali. Fu un bel colpo ad effetto. Da una parte l’aspirante presidente riusciva a toccare il registro emotivo dei presenti, dall’altro si toglieva dalla scarpa i primi sassolini prodotti dal ” Il Giornale”, testata della famiglia Berlusconi. «Renata Polverini? Non la voterei mai» … “Non mi ero accorto che Polverini fosse una donna”.

Così aveva scritto Feltri. Robetta, innocue pinzillacchere che, al massimo, facevano un buffetto alla destinataria alla quale si rimproverava anche, nientepopodimenoche, di amare il colore rosso. Ben altra violenza si sta scatenando nei confronti di Emma Bonino, candidata radicale al governo laziale, sostenuta anche dal Pd, in questi giorni al centro di campagne giornalistiche senza eguali.

Il primo a scendere in campo è stato Giuliano Ferrara, direttore del Foglio, testata della famiglia Berlusconi, che , con una aggressività ed un livore rari , non giustificabili nemmeno da parte di un personaggio che usa il trasformismo come onde da cavalcare in perenne tempesta emotiva, ha ricoperto Emma Bonino di vere e proprie contumelie mascherate da giudizi. Ha continuato ” Libero”, della famiglia Angelucci, altri editori ” impuri” con forti interessi nella sanità, trasformando la battagliera senatrice, l’unica nostra politica nota e apprezzata in tutto il mondo, in una procuratrice di aborti clandestini, utilizzando sue battaglie di trenta anni fa e non comprensibili se decontestualizzate.

Si ripropongono vecchie immagini provocatorie e finalizzate alla propaganda referendaria a favore della legalizzazione dell’aborto, come si trattasse di uno stigma impresso a fuoco nel curriculum politico ed esistenziale di una persona che ha all’attivo battaglie, esperienze, percorsi di crescita e cambiamenti di stile, ancorché, cosa rarissima di questi tempi, sempre improntati alla coerenza dei principi. Una del suo valore poteva bene salire sul carro del vincitore più e più volte.

Altri, moltissimi e di ogni genere lo hanno fatto. Un esempio per tutti, non per rilanciare verso il basso , ma per non restare nel vacuo dell’affermazione, Eugenia Roccella, oggi sottosegretaria alla salute e paladina della disumanità applicata alle donne ed agli uomini, desiderosi di maternità e paternità e di garanzie per la salute dei propri nascituri, ai quali ritiene sia giusto vietare la procreazione medicalmente assistita e le analisi embrionali nel caso di malattie trasmissibili. Per non dire della sua opposizione all’aborto prodotto dal farmaco Ru 486. Roccella fu autrice, negli stessi anni in cui la giovane Bonino si batteva per mettere fine agli scempi delle mammane, di un libro intitolato “Aborto: facciamolo da noi”.

Chi volesse capire l’aria che tirava in quel tempo di lotte femministe per uscire dalla dannazione dell’espropriazione del corpo, inteso come proprietà dello Stato, lo legga. Roccella ha tutto il diritto di nutrire resipiscenze e di farne buon uso “pro domo sua” e pro il clericalismo politico che ai veri cattolici non piace nemmeno un po’. A Bonino, invece, si riserva il trattamento dei morti della storia, fissati in atti ed immagini come icone irrigidite in un gesto di stile.

Ma Bonino è viva, vivissima , ed è pronta ad aggiungere alla sua carriera politica, ricca di impegno e di meriti, anche quella amministrativa della regione Lazio. D’altronde, trenta anni fa, i cattolici, tanti cattolici compresero che la battaglia radicale e di Emma Bonino non era a favore dell’aborto, per tutte, più che per tutti, atto doloroso ed odioso, bensì a favore della riduzione di un fenomeno sociale che la legalizzazione ha ridotto drasticamente e a cui oggi ricorrono quasi solo le immigrate.

Emma Bonino la conosco bene. So quanta generosità ci sia dietro la sua azione politica. Con quanta serietà e studio si pone al servizio del bene generale. Lo sanno anche tanti credenti, oggi usati da chi si muove per ben altri interessi, come auspicabile diga alla vittoria della parlamentare. È un gioco che trenta anni fa fallì.

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