Baricco aveva ragione – Rosella Vivio sul film su Strampelli

Il film ‘L’uomo del grano’ delude in tecnica e ricostruzione storica

di Rosella Vivio
venerdì 22 gennaio 2010


Il film ‘L’uomo del grano’ delude in tecnica e ricostruzione storica

di Rosella Vivio
venerdì 22 gennaio 2010

Il 18 gennaio il mondo dello spettacolo ha scioperato contro i tagli al cinema. Benissimo. Ma, dopo aver visto il film “L’uomo del grano”, del regista Giancarlo Baudena, proiettato, qualche giorno fa, al cinema Moderno per studenti ed insegnanti, viene da interrogarsi se non sia opportuno rivedere il sistema del sostegno pubblico al mercato artistico. A questo proposito, non posso non richiamare alla mente un articolo di Baricco, pubblicato dal quotidiano “Repubblica”, il 28 febbraio 2009, col quale lo scrittore si dichiarava contrario ai finanziamenti dati alla cultura.

L’idea centrale del lungo intervento era che i finanziamenti dati a persone senza valore producono soltanto impoverimento del livello culturale dei cittadini, oltre che delle tasche dei contribuenti. Il caso del film, costruito su Nazareno Strampelli, agronomo e genetista di fama mondiale, protagonista del miglioramento genetico vegetale realizzato proprio nella nostra Rieti nel primo trentennio del novecento, è una emblematica conferma del valore della presa di posizione dello scrittore torinese.

E se, dopo la lettura dell’articolo, avevo nutrito un pizzico di riserva verso parole che mi erano suonate come i rintocchi della campana della provocazione, dopo aver visto “L’uomo del grano”, mi sono arresa alla verità: nel nostro paese anche il mondo dell’arte paga un prezzo salato all’abbattimento del merito, distrutto da un assistenzialismo cieco, clientelare, spesso esercitato da una politica che piega tutto alle proprie necessità. Il film, infatti, è solo un patetico tentativo di elogiare il buon tempo fascista, quando la ricerca scientifica veniva meno mortificata di quanto faccia quello che viviamo.

Ma, si sa, al peggio non c’è mai fine. Per entrare nel merito, dirò senza indugio che il film è un portato sconcertante di dilettantismo e di bassa qualità tecnica non giustificabile nemmeno con l’esiguità del badget. Anche lo spettatore giovanissimo e niente affatto smaliziato circa il corredo tecnico della nobile settima arte, ne ha potuto cogliere la debolezza recitativa, l’approssimazione della sceneggiatura, dei dialoghi, del segnare il tempo con la sostituzione degli attori.

Strampelli sarà invecchiato di almeno venti anni rispetto ai dodici mesi della storia. Mentre altri personaggi, neo Doryan Gray involontari, continuavano a conservare tratti giovanili. Nessuno sforzo, poi, è stato tentato per approfondire la psicologia dei personaggi che risultano ingessati in rigidi schemi comportamentali, come nel caso della rappresentazione della modestia e del rigore scientifico del protagonista, della dolcezza della moglie Carlotta, della sollecita amorevolezza dei figli.

Per “L’uomo del grano”, sono stati spesi soldi pubblici. Pochi, dice il regista. Troppi per qualcosa che non rende merito né alla storia del grande scienziato, né alla nostra storia locale. E intanto, la famosa rivista “le Scienze” di questo mese, ha pubblicato un lungo ed approfondito articolo su Nazareno Strampelli senza nominare nemmeno una volta Rieti.

Lascia un commento