Quanta informazione c’è sul biotestamento?

Un caso nazionale ne evidenzia la mancanza. I dati di Rieti ne danno conferma.

In questi giorni sulle prime pagine nazionali dei giornali è venuto alla ribalta il caso di Samantha, 30enne finita in coma irreversibile dopo l’operazione ad una gamba. I genitori chiedono, citando le sue intenzioni, di interrompere il suo mantenimento artificiale in “vita” ma i medici si oppongono; questo perché Samantha non aveva depositato le proprie Disposizioni Anticipate di Trattamento (il cosiddetto “biotestamento”) e così dovrà essere un giudice, come fu per Eluana Englaro, a dover decidere.

Purtroppo le DAT stentano a decollare, nonostante una legge ben fatta e la recente attuazione di una Banca Dati Nazionale in cui esse vengono riversate dai comuni, il che le rende uno strumento sempre e velocemente disponibile all’occorrenza.

La legge è attiva dal gennaio 2018 e una recente indagine condotta da Sabina Radicale per l’Associazione Luca Coscioni nella provincia di Rieti (ma con valenza nazionale, per la completezza dei dati e per essere la prima a riguardare un intero territorio) mostra come dopo un iniziale stentato avvio (anche a causa di impreparazione dei comuni) i depositi si siano concentrati nella seconda metà del 2018 e prima metà del 2019, andando poi a scemare, già prima della pandemia che ha ridotto movimenti e frequentazione degli uffici pubblici.

La lettura di questi dati fa pensare che si siano attivate nel primo anno le persone che già erano sensibilizzate sull’argomento e ne attendevano l’attuazione, ma sia mancata l’informazione generale ai cittadini.

Matteo Mainardi, coordinatore della campagna Eutanasia Legale, nel presentare i dati dell’indagine reatina, segnala come una ricerca commissionata nel 2019 dall’Associazione Luca Coscioni a SWG facesse emergere come per l’84% degli italiani le istituzioni non abbiano correttamente informato i cittadini sui loro diritti e su come redigere un testamento biologico, mentre il 71% non fosse a conoscenza del procedimento per il deposito delle DAT.

All’interno della provincia reatina anche la notevole differenza tra Sabina (con più depositi) e le altre zone, su un argomento che riguarda tutti indistintamente al di là di censo, età, opinioni politiche o religiose, può essere solo riconducibile alla mancanza di informazione che pure era obbligo di legge per le ASL, come ricorda Marco Giordani di Sabina Radicale nella stessa presentazione sul sito dell’Associazione Luca Coscioni.

Tra poco più di un mese partiranno i tavoli di raccolta firme per la richiesta di un referendum per la legalizzazione e regolamentazione della eutanasia. E’ argomento distinto da quello del biotestamento ma entrambi riguardano il diritto alla nostra autodeterminazione. Sabina Radicale coglierà perciò questa occasione per portare ai cittadini anche l’informazione ed i moduli per le Disposizioni Anticipate di Trattamento. E’ comunque necessario che la ASL, nella nuova ripartenza post pandemia, si attivi seriamente sulla informazione. Informazione ai cittadini per la quale chiediamo di farsi carico anche alle amministrazioni comunali, attuali e future.

L’indagine completa sulla provincia di Rieti:
https://sabinaradicale.it/2021/03/24/disposizioni-anticipate-di-trattamento-una-indagine-nella-provincia-di-rieti/

L’articolo sul sito della Associazione Luca Coscioni:
https://www.associazionelucacoscioni.it/notizie/comunicati/numeri-deposito-dat-provincia-rieti

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