Ma davvero l’aborto farmacologico toglie risorse alla sanità?

Pare che nella destra reatina ci sia un gran fermento nel conquistare posizioni, in vista del chissà che. Non ci sembra estranea a questa tendenza la dichiarazione di Chicco Costini, che rimprovera a Zingaretti di aver esteso al Lazio quanto da tempo dovuto, e cioè la possibilità per le donne di accedere, all’interno delle procedure previste dalla legge 194, all’aborto farmacologico anziché chirurgico e quindi in day-hospital anziché in ricovero.

Pare che nella destra reatina ci sia un gran fermento nel conquistare posizioni, in vista del chissà che. Non ci sembra estranea a questa tendenza la dichiarazione di Chicco Costini, che rimprovera a Zingaretti di aver esteso al Lazio quanto da tempo dovuto, e cioè la possibilità per le donne di accedere, all’interno delle procedure previste dalla legge 194, all’aborto farmacologico anziché chirurgico e quindi in day-hospital anziché in ricovero.

Niente di male e niente di strano: la convinzione ideologica di Costini è nota, e la dichiarazione serve a ricordarla. Peccato però che egli decida di porla non sul piano ideologico ma su quello pragmatico: elencando le mille disfunzioni del sistema sanitario locale e concludendo che «le donne non possono fare prevenzione, hanno difficoltà a partorire, ma potranno abortire in poche ore».

Sarebbe facile fare ironia sulla «prevenzione» della destra laziale (donne che entrarono nel camper della Polverini stanno ancora aspettando i referti), ma andiamo al concreto: dopo aver doverosamente ricordato che pragmaticamente la legge 194 ha diminuito la piaga dell’aborto, avanziamo la sensazione che l’introduzione dell’aborto farmacologico non dovrebbe portare minor cura a prevenzione e parti; dovrebbe anzi liberare medici, infermieri e posti letto per quelle certo più nobili attività.

Marco Giordani
segretario Sabina Radicale
30/03/2014

Lascia un commento