Via dall’ideologia: la Riserva dei Laghi torni alla regolarità amministrativa

Quando Guido Zappavigna fu nominato commissario alla Riserva dei Laghi, si levarono numerosi scudi ideologici da partiti della sinistra per la sua nota esperienza come estremista della destra fascista.

Quando Guido Zappavigna fu nominato commissario alla Riserva dei Laghi, si levarono numerosi scudi ideologici da partiti della sinistra per la sua nota esperienza come estremista della destra fascista.
Noi radicali, benché coscienti che la nomina non fosse tecnica ma ideologica, criticammo piuttosto la causa di tutto ciò, e cioè il metodo dei "commissariamenti" la cui perpetuazione, sia da destra che da sinistra, oltre che trasformare pubbliche amministrazioni in omaggi ex-voto (in questo caso voti di tifosi romanisti in cambio di emolumenti da commissario) sono spesso il presupposto per una gestione opaca e personale della cosa pubblica.
Alla gestione opaca ci trovammo subito di fronte, con l'accordo a tre tra Zappavigna, una società umbra di caccia e la Caritas; questo accordo, dato che Zappavigna non si dette pena di diradarne le nebbie, motivò una formale interrogazione in Regione che attende anch'essa ancora risposta.
Ma ecco emergere un mese fa anche il lato ideologico, con la istituzione di una puramente consultiva "camera delle categorie" e la inclusione al suo interno, come unica associazione ambientalista, della Fare Verde del fu MSI e come personalità ambientalista, quella di un candidato della Fiamma Tricolore.
E non basta: alla prima riunione di questa novella camera delle corporazioni, un comunicato della Riserva presenta l'iniziativa come "nell'ottica della partecipazione popolare, caposaldo della destra locale". Ora, a parte la facile ironia sulla "località" di Zappavigna, al di là del generico richiamo alla partecipazione popolare (tanto generico che due mesi fa la partecipazione popolare nel regime di Gheddafi veniva indicata da Frattini ai tunisini come un esempio da seguire), notiamo come non ci si faccia pudore di propagandare come "di parte" (perché così viene presentata) una gestione commissariale che dovrebbe essere altro.
Essendo evidente che non esistono più le situazioni che nel 2005 portarono alla “difficile gestione dell’attività istituzionale dell’Ente" la quale fece ricorrere la regione al commissariamento, chiediamo anche noi, come già il PD, che la Polverini ripristini senza indugio la gestione della riserva come prevista dalla legge, e cioè a gestione da parte dei comuni; ricordiamo che la legge istitutiva della riserva prevede una assemblea, costituita da sindaci, consiglieri di maggioranza e minoranza e che, per quanto riguarda la "partecipazione popolare" dice che lo statuto dovrà prevedere la partecipazione alle scelte programmatiche dei sindacati, delle associazione degli agricoltori e di quelle culturali operanti all'interno della riserva.
Chiediamo altresì agli amministratori dei comuni coinvolti (Rieti, Poggio Bustone, Cantalice, Colli sul Velino, Rivodutri, Contigliano) di rivendicare il loro diritto di amministrazione della Riserva. Diritto che è anche un dovere, essendo che essi amministrano secondo una delega loro conferita dai propri cittadini: questa sarebbe "partecipazione popolare".

Marco Giordani
Sabina Radicale

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