Sabina Radicale: l’ultima novità nella pentola politica reatina

Le ultime elezioni politiche hanno rivelato la presenza nella nostra provincia di duemila elettori che hanno votato per la lista Bonino-Pannella. Si può parlare di sorpresa perché i Radicali non hanno mai avuto a Rieti una organizzazione di partito e quei voti sono venuti solo sull’onda dell’eco della politica nazionale che per verità riesce a farsi largo solo per le iniziative eclatanti dei loro dirigenti nel quasi totale silenzio dei mass media.

Le ultime elezioni politiche hanno rivelato la presenza nella nostra provincia di duemila elettori che hanno votato per la lista Bonino-Pannella. Si può parlare di sorpresa perché i Radicali non hanno mai avuto a Rieti una organizzazione di partito e quei voti sono venuti solo sull’onda dell’eco della politica nazionale che per verità riesce a farsi largo solo per le iniziative eclatanti dei loro dirigenti nel quasi totale silenzio dei mass media. C’è in Italia un processo di oscuramento di tutte le iniziative dei Radicali perché fanno paura a tutti i partiti, siano essi di destra che di sinistra, per la loro capacità di non prestarsi a giochi e giochetti di potere e di richiamare tutti agli interessi della collettività. Oggi la politica soffre di una grave crisi di identità.

È finita l’era delle ideologie e gli uomini politici, anziché ricercare una nuova linea di azione politica nella pragmaticità della vita quotidiana, si sono dati alla soddisfazione dei soli interessi personali e dei gruppi che li sostengono trascurando i loro doveri verso la collettività nel suo complesso. La politica è ridotta ad un do ut des di natura personale che viene praticato dalla stragrande maggioranza degli italiani. Questo scambio scellerato di favori reciproci sta nauseando in forma grave tutti coloro che rifiutano questo modello di metodologia politica, che purtroppo sono ancora una minoranza, ma sono destinati a crescere in modo esponenziale.

La presenza a Rieti di duemila elettori della Lista Bonino-Pannella, che sono un numero eccezionale se paragonati ai voti presi da partiti che stanno su piazza dal dopoguerra, dimostra che il 2,4% della popolazione che vota è nauseata dalla partitocrazia imperante. Si tratta di un voto di sola pura opinione, certamente un segnale sul quale prevedere che in un prossimo futuro gli elettori saranno capaci di far invertire la tendenza della politica italiana. Ed è per questo che un pugno di volenterosi ha preso l’iniziativa di organizzare a Rieti una Associazione Radicale Sabina capace di intercettare e di razionalizzare questa esigenza di una politica nuova, capace di dare una risposta alla richiesta di una politica pulita che abbia come punto di riferimento il miglioramento della società civile.

E che i Radicali Italiani siano capaci di mantenere questo impegno non c’è da dubitare perché sono gli unici uomini politici italiani non compromessi con il regime dei partiti, fanno politica manifestando disinteresse per tutto ciò che è potere e denaro, si sacrificano in maniera tale da rasentare la comprensione delle persone comuni, i più stolti infatti li giudicano quasi dei pazzi ! Sono a tutti note le battaglie civili che il Partito Radicale porta avanti da oltre cinquant’anni, essi oggi a giusta ragione sostengono di essere il più antico partito italiano presente nelle istituzioni. Innanzitutto le grandi battaglie per l’introduzione nell’ordinamento giuridico italiano del divorzio e dell’aborto. Personalmente ho vissuto in prima persona quelle esperienze.

A quei tempi militavo nel PRI di Ugo La Malfa, ero segretario provinciale della Federazione reatina. Il partito che fu di Mazzini e Garibaldi era il partito laico per eccellenza, ma in quel momento aveva problemi di schieramento che nella politica italiana sono una costante imprescindibile. Era favorevole alla introduzione nell’ordinamento giuridico dei due istituti, ma non bisognava offendere la sensibilità della DC che era schierata contro. Io decisi ugualmente di scendere in campo, come segretario provinciale del PRI, ed insieme al collega avv. Gianfelice del PSDI, decidemmo di costituire un comitato provinciale a favore dei referendum.

Fu una esperienza unica ed irripetibile, il Vescovo di Rieti mons. Trabalzini quando vennero in Sabina i Frati dell’Abate della basilica di San Paolo Franzoni ci sollecitò ad non inasprire i toni, e così fu fatto perché sempre e comunque deve prevalere un sana dialettica anche quando la contrapposizione é la più netta. Vincemmo con Pannella e i Radicali anche in Provincia di Rieti con una percentuale superiore al 60%. Un successo quasi incredibile per una provincia che fu per metà regno pontificio e per metà regno delle Due Sicilie!

Pannella da allora, insieme alla Bonino che cresceva di giorno in giorno, ha condotto tante altre battaglie per i diritti civili ed in difesa delle istituzioni democratiche del nostro paese, messe sempre più in discussione dai partiti nel tentativo di consolidare il loro potere. Epica l’altra battaglia per il referendum sulla abolizione del finanziamento pubblico dei partiti e per la introduzione del principio della responsabilità civile dei magistrati, entrambi vinti ma subito traditi dai partiti che li hanno resi vani. Il finanziamento pubblico dei partiti è stato reintrodotto e quintuplicato con i rimborsi elettorali, la responsabilità civile dei magistrati è stata vanificata con una legge che la rende impraticabile.

Rieti ha vissuto tutto questo di riflesso, direttamente dalla politica nazionale, non c’è mai stata una presenza organizzata dei radicali nel nostro territorio. Sta accadendo in questi giorni. E chiunque abbia a cuore il nostro paese non può che rallegrarsene, anche coloro che non la pensano come i radicali, perché la loro presenza è garanzia di controllo e di monitoraggio della azione che svolgono gli altri partiti, che è una cosa ottima in questo momento nel quale questi ultimi stanno dando cattiva prova di se.

Per non dire della funzione svolta da quella Istituzione con la I maiuscola che è Radio Radicale, che rappresenta un punto di riferimento di tutti coloro che guardano all’informazione come uno strumento di crescita politica della società. Una radio come MEP Radio, che ha fatto della indipendenza e della libertà di pensiero una bandiera da difendere ad ogni costo, attraverso l’esempio di gente che concepisce la politica in modo alto, si sentirà più vicina ai grandi temi della politica nazionale e potrà svolgere meglio la propria funzione al servizio degli ascoltatori.

di Gianfranco Paris

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