A Rieti un detenuto su tre positivo al covid

Secondo i dati della Direzione regionale salute e integrazione sociosanitaria – Area rete integrata del territorio della Regione Lazio comunicati agli uffici del Garante dei detenuti -, nel carcere di Rieti i positivi al Covid-19 risultano questa settimana oltre 101: un detenuto ogni tre.
Dai primi 18 casi segnalati il 14 febbraio, e stabilizzatosi il contagio per tre settimane intorno ai 50 casi, oggi viene riportato il raddoppio degli stessi.

Sabina Radicale ringrazia l’opera del Garante Regionale che fornisce alla città elementi per vedere qualcosa oltre quelle mura; si rammarica però della mancata nomina, da parte delle due ultime amministrazioni, del Garante Comunale, figura a titolo gratuito istituita già nove anni fa.

Anche i detenuti di Rieti firmano per il Referendum Cannabis

e riemerge necessità della nomina del Garante Comunale

Sono questi i giorni del deposito in Cassazione delle firme per la richiesta di Referendum Cannabis Legale, raccolta che aveva immediatamente raggiunto, con il solo online, le 500mila sottoscrizioni necessarie.

Con la proroga per la consegna a fine ottobre, necessaria ai Comuni per riuscire a certificare le firme, si era nel frattempo aperta la possibilità di firme anche “con la penna biro”.

Sabina Radicale ha pensato di approfittarne per darne la possibilità anche ai detenuti di Rieti, nella Casa Circondariale dove, secondo il rapporto Antigone di fine anno, un detenuto su quattro è classificato come “tossicodipendente in trattamento”.

Quindi, dopo l’accesso di settembre per i referendum Giustizia Giusta ed Eutanasia Legale, ci siamo recati di nuovo al carcere di Rieti in una delegazione composta da Marco Giordani e Marco Arcangeli, a cui si è unita Morena Fabi presidente della Camera Penale di Rieti, in veste di autenticatrice.

La proposta di referendum è stata accolta molto positivamente dai detenuti. Ricordiamo che secondo il “Libro Bianco” di Forum Droghe un detenuto su tre entra in carcere per violazione del solo art. 73 (Produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope), escludendo quindi l’art. 74 che ne punisce l’associazione. Essi conoscono quindi molto bene il tema: non sono mancate considerazioni da parte di detenuti sulla necessità di legalizzare al fine di togliere i profitti alla mafia; qualcuno ha persino convintamente firmato pur dichiarando che “nonostante questo gli avrebbe tolto il lavoro” (che evidentemente avrebbe intenzione di non riprendere una volta tornato alla vita libera).

Benché la nostra non fosse una visita ispettiva, diversi detenuti ci hanno chiesto un riferimento per perorare proprie richieste (tutte in qualche modo collegate alla necessità di salvaguardia dei propri affetti familiari, base per una nuova vita a fine pena).

Dall’amministrazione ci è giunta invece la considerazione che alla frequenza delle nostre visite non corrisponda un pari impegno da parte della città, intesa come amministratori ma anche come “società civile”. Non solo mancano opportunità di lavoro, ma ci sarebbe bisogno di più occasioni di cultura, di attività, di interscambio e conoscenza; ma anche di sensibilizzazione dei cittadini liberi da parte delle amministrazioni. A mo’ di esempio, ricordiamo come In una visita del 2018, segnalando la povertà degli attrezzi della palestra, invitavamo il Consigliere delegato allo sport ad attivarsi verso le palestre cittadine per una donazione di attrezzature nella abituale rotazione delle stesse; non ci fu riscontro, se non ironie sui social.

Crediamo che quanto, pur a margine della raccolta, abbiamo raccolto dai principali attori di quel mondo segnali ancora una volta la mancanza di un Garante per i Diritti delle Persone Private della Libertà Personale, che sia più prossimo di quello regionale e che si interfacci con la città; cioè quanto il Comune di Rieti prevede con quella figura, istituita otto anni fa ma mai nominata dalle due amministrazioni che si sono finora succedute. 

Non ci illudiamo che questo sia un tema delle prossime elezioni ma, per quanto riguarda Sabina Radicale, sarà una condizione.

Segnalata una zecca nel carcere di Rieti

Sabina Radicale segnala che Rita Bernardini, presidente di Nessuno Tocchi Caino, riporta sul proprio profilo FB di aver ricevuto per posta da un detenuto del carcere di Rieti una zecca, rinvenuta nell’Istituto. Dalla foto sembra che si tratti pare di una zecca molle, cioè non quella che vive all’aperto ma quella cosiddetta “dei piccioni” perché spesso associata e veicolata da questi animali e che trova il proprio habitat in sottotetti, torri, edifici abbandonati.

Il carcere di Rieti ha carte in regola per essere uno dei migliori dal punto di vista igienico, con ogni cella dotata di doccia ed acqua calda e personale e dirigenza attenti. Purtuttavia ci viene da pensare che esistano all’interno dell’istituto delle aree in cui il parassita ha modo di stanziare, in attesa di un ospite (necessariamente umano, nella circostanza) di cui nutrirsi.

Ci auguriamo che l’accaduto, di certo segnalato anche alla ASL, sia seguito al più presto da una opportuna disinfestazione.

Sabina Radicale ricorda come il Comune di Rieti debba ancora procedere alla nomina del proprio “Garante dei Diritti delle persone private della libertà personale”, figura istituita ben otto anni fa; nomina ancor più pressante oggi che è attiva in città anche una REMS, Residenza per autori di reato affetti da disturbi mentali.

Il Garante che esiste ma non c’è

Su carcere e REMS di Rieti, i richiami di Ministro e Prefetto.

La recente pubblicazione delle violenze ai danni dei detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere ha acceso una luce su quanto sia avvenuto in quei giorni, non solo lì ma anche a Modena, a Rieti.

Anche da Rieti infatti, dove neppure il numero di decessi fu definitivamente chiarito (organi nazionali di stampa riportarono un successivo decesso rispetto ai tre immediati, mai smentito ma non confermato nei rapporti), fu data notizia da parte di parenti di detenuti di violenze occorse nel post rivolta.

Successivamente alla evidenza “visiva” di quanto accaduto in Campania, giornali nazionali e locali hanno riportato di una inchiesta in corso anche dalla Procura della Repubblica di Rieti.

Questa inchiesta si affianca a quella interna disposta dalla Ministero di Giustizia in tutte le carceri in cui si sono svolte le rivolte, quindi inclusa Rieti.

Sabina Radicale attende le risultanze dell’inchiesta, fiduciosa nel nuovo corso che il Ministero sembra aver intrapreso. Un nuovo corso a cui la Ministra invita tutti a prendere parte, invitando nel suo discorso “chi non è mai stato in un carcere, voi tutti onorevoli lo potete fare, lo faccia, fatelo”[1].

Un invito non retorico, quasi un rimprovero – nonostante l’applauso – giacché le visite in carcere da parte dei parlamentari sono tutt’altro che frequenti. Anche nel nostro istituto, non ricordiamo in questi anni visite di alcuno dei quattro parlamentari che fanno in qualche modo riferimento a Rieti.

In questi giorni è stata inaugurata a Rieti una REMS, che è la struttura sanitaria per gli autori di reato non imputabili, perché affetti da infermità mentale, ma indicati come socialmente pericolosi. Il Prefetto di Rieti, nel suo saluto, ha rimarcato che “un aspetto su cui tutti dobbiamo impegnarci è la percezione, da parte della società, di questo fenomeno”.

E la società, la cittadinanza è in primis rappresentata, oltre che dai parlamentari – assenti perché impegnati in Parlamento proprio sul DDL Giustizia – dal Comune di Rieti, che non abbiamo visto intervenire.

Comune di Rieti che ricordiamo ha istituito oltre otto anni fa il “Garante dei Diritti delle persone private della libertà personale”. Garante istituito con un voto unanime, quindi anche della allora opposizione di destra, ma che il Consiglio Comunale non si è mai dato pena di nominare, nonostante Sabina Radicale periodicamente lo rammenti.

Crediamo allora che questo sia il momento, sia per l’inchiesta in corso in Procura, sia per la istituzione della REMS, che il Consiglio Comunale, ma anche la politica tutta che si prepara alle nuove elezioni, si facciano parte attiva, impegnandosi nel ruolo e responsabilità a cui sono chiamati, come sollecitato dal Signor Prefetto.


[1] Dal discorso di Marta Cartabia alla Camera dei Deputati del 21 Luglio nella informativa urgente del Governo sui fatti accaduti nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere:

” [..] Chi non è mai stato in un carcere, voi tutti onorevoli lo potete fare, lo faccia, fatelo (Applausi), perché un conto è vedere un reparto di alta sicurezza, un conto è vedere un’articolazione di salute mentale, un conto è vedere il reparto delle donne spesso operose, un conto è vedere le situazioni di marginalità che portano tante persone in carcere, pur avendo commesso delitti o reati di dimensioni e di portata molto diversa da quelle di altri. [..]”