Alle regionali una candidatura di coalizione, non di partito.

Lettera aperta al PD

Ormai pare certo che ad inizio Febbraio si voterà per il governo e per il Consiglio della Regione Lazio. Sulle pagine nazionali dei giornali impazzano le ipotesi sulla coalizione “non di destra” e sui possibili candidati Presidente.

Ma quale sarà il ruolo di Rieti e della sua provincia, in queste elezioni? Rieti rappresenta meno del 3% dei voti che vengono espressi per decidere il Presidente regionale. Se di certo il voto di ognuno di noi varrà tanto quanto quello di qualsiasi altro laziale, tuttavia a livello di comunità provinciale il nostro peso è irrisorio.

Per questo, se un ragionamento va fatto, deve essere sul consigliere che sarà chiamato a rappresentarci in Consiglio Regionale.

Come radicali sabini pensiamo che questo ragionamento vada fatto in un’ottica “di coalizione”, ed è questa la proposta che rivolgiamo al Partito Democratico.

La motivazione di questa proposta sta nel meccanismo elettorale[1] che prevede 40 consiglieri eletti proporzionalmente e 10 per premio di maggioranza. Innanzitutto va ricordato che, a causa della dimensione di Rieti, nessun candidato reatino verrà eletto tra i 40: il voto dei reatini ad una delle liste concorrerà semplicemente ad eleggere consiglieri regionali di quella lista, ma che verranno da altre province. E’ così dal 2013, anche se spesso i candidati tendono a nasconderlo o a far credere il contrario.

Il nostro futuro consigliere è invece scelto come rappresentante del Presidente vincente. In che modo?

In passato esisteva un “listino del Presidente”, rappresentativo delle varie province e concordato dalla coalizione, che risultò però indigesto perché composto da soli “nominati” e fu perciò eliminato.

Il listino fu sostituito da un premio di maggioranza di 10 consiglieri, da ripartire proporzionalmente tra i partiti vincenti; solo che anche questa ripartizione non avrebbe dato alcun eletto a Rieti; così fu ideato un meccanismo “Salva Rieti”[2] che, deformando la ripartizione proporzionale, garantisce uno dei 10 consiglieri ad ogni provincia: dove dovesse mancare, sarà scelto il candidato del principale partito (a livello locale) dello schieramento vincente a livello regionale.

Facciamo un esempio: se Fratelli D’Italia risultasse il primo partito in provincia ma il Presidente Regionale eletto fosse quello dello schieramento di sinistra, verrebbe chiamato in Consiglio un candidato della lista più votata della coalizione di sinistra (cioè finora, e con ogni probabilità ancora oggi, il Partito Democratico).[3]

Ciò comporta come chiara conseguenza che il consigliere continua a essere un mero “nominato”, ma non più dalla coalizione bensì da un unico partito.

Per questo motivo noi radicali, che parteciperemo convintamente alla coalizione di sinistra, chiediamo che l’eletto in Consiglio venga visto e considerato per quello che è, come un rappresentante della coalizione.

Ciò tanto più che l’assegnazione del seggio al candidato PD (o FDI) avviene a scapito di altre liste, per via del già menzionato meccanismo “Salva Rieti” che sottrae ad esse il seggio che secondo la quota proporzionale sarebbe spettata loro.

Proponiamo perciò al PD provinciale di non chiudersi nelle sue stanze (per di più attraversate dai venti precongressuali) per decidere il candidato della sua lista, ma di individuare insieme agli alleati due figure che possano rappresentare davvero la coalizione provinciale nel corso della nuova consiliatura regionale.

(Diciamo “il candidato” e “due figure” perché finora, ed anche oggi sulla stampa, si è sempre considerato l’uomo come il vero candidato e la donna come solo di supporto).

In coerenza con il presentarsi del PD come una lista “non solo di partito” sia alle recenti elezioni comunali sia alle politiche (in quest’ultimo caso, infatti, la lista “Italia democratica e progressista” aveva sì il simbolo del PD in evidenza, ma a seguito di accordi politici con diversi altri soggetti, come Art.1, Demos, PSI, Radicali Italiani, Volt) la nostra proposta è un’offerta di assunzione di responsabilità da parte del PD stesso, come forza non egemone o prevaricatrice degli alleati ma inclusiva, e che si faccia carico del ruolo che ha sempre svolto e che gli è riconosciuto.


[1] Come, perché e quando si è arrivati a questa legge elettorale: https://sabinaradicale.it/2022/05/23/lattuale-legge-elettorale-regionale-storia-e-difetti/

[2] Così definito nelle sedute del Consiglio Regionale che approvò la legge elettorale nell’ottobre 2017

[3] Anche nel 2018, con il PD al proprio minimo e una candidatura molto spinta come candidato “civico” del ex sindaco Petrangeli, i voti del PD furono oltre il doppio (20,95% contro 8,90%)