Droga e guida: come chiede il Prefetto, evitiamo i titoli ad effetto

Nelle cronache della presentazione del nuovo Prefetto di Rieti Pinuccia Niglio, rappresentante dello Stato e responsabile della sicurezza, troviamo passaggi particolarmente degni di attenzione: il concetto di sicurezza che è soprattutto (specialmente qui, aggiungiamo noi) quella percepita, per la quale percezione occorre “far capire le priorità e spiegare a pieno le problematiche alla cittadinanza” e la richiesta (che vediamo come conseguente) alla stampa di non fare titoli ad effetto ed essere costruttivi.

Purtroppo, proprio nella stessa giornata, dobbiamo rilevare esattamente questo problema: titoli ad effetto che generano una ingiustificata percezione di insicurezza.

Occorre una premessa: in Italia, e non solo, il consumo di sostanze cosiddette stupefacenti è molto diffuso. Secondo relazione del Governo al Parlamento, a pag, 68, si legge che nel 2022 ben 4 milioni di persone (8,5% della popolazione tra 18 ed 84 anni) hanno utilizzato cannabis e circa 2 milioni (4%) l’hanno consumata nel mese”.

Un fenomeno di queste dimensioni, e come esso è regolamentato, dovrebbe essere perciò conosciuto, certo dai consumatori effettivi o potenziali, ma anche dagli organi di stampa quando ne parlano. Purtroppo non è così. Vediamo cosa è successo.

Nel fine settimana, un’operazione dei Carabinieri di Poggio Mirteto ha portato alla denuncia di due persone per guida in stato di ebbrezza. Una terza persona, finita in ospedale, è risultata anch’essa con tasso alcolemico superiore alla legge e quindi denunciata.
Nelle analisi effettuate al Pronto Soccorso, è risultata la positività a cannabis e oppioidi; da ciò è scaturita non una denuncia ma una segnalazione come assuntore di stupefacenti al Prefetto.

Questo perché la assunzione di cannabis può essere rilevata anche dopo un mese che è avvenuta, mentre gli indicatori di assunzione di oppioidi (eroina, metadone ma anche numerosi farmaci) persistono anche per 3 giorni (il metadone fino a 7); anche la Corte di Cassazione ha specificato che la semplice positività al test delle urine o del sangue non è una prova sufficiente per confermare lo stato di alterazione, ma può essere data da consumi avvenuti precedentemente. Occorre, quindi, un referto del medico che ha preso in cura l’automobilista che confermi la guida sotto effetto di stupefacenti, descrivendo dettagliatamente i sintomi e lo stato di alterazione psico-fisica. 

Quasi tutti i lettori reatini hanno invece purtroppo letto altro, e questo stupisce perché questi accadimenti non sono eccezionali nella nostra provincia, visti i numeri nazionali di assuntori e l’uso generalizzato dell’auto in questa provincia.

Diversi media hanno titolato e scritto infatti di “denuncia per consumo di droga” ed addirittura alcuni di “guida sotto gli effetti della droga” o “guida drogato”.

La grandissima percentuale di incidenti dipende da altri fattori che la non lucidità del guidatore, e quando questo avviene, l’alcool conta 10 volte le sostanze stupefacenti (nel 2020 11mila le multe per ebbrezza, mille per influenza di stupefacenti); nel 9% degli incidenti con lesioni c’è ebbrezza, nel 3% si rileva la trascorsa assunzione di sostanze (il che come si diceva non comporta esserne sotto l’effetto).

Questi sono i numeri, quelle sono le leggi. Allora tutti facciano lo sforzo, richiesto dal Prefetto, per rappresentare correttamente i fatti e – aggiungiamo – per non criminalizzare l’uso di sostanze oltre quanto è già in atto.

Se del carcere “non si sa di che”, occorre un Garante Comunale.

In questi giorni è apparsa sulla stampa locale una notizia che riguarda il carcere, dove dei detenuti, evidentemente come protesta, hanno fatto difficoltà a rientrare in cella; “rientrare” perché ricordiamo che a Rieti per la maggior parte della giornata si è liberi di muoversi all’interno della sezione e che questa cosiddetta “vigilanza dinamica” serve anche a sopperire al difetto dei 3mq a disposizione di ogni detenuto.

Incuriosita dal fatto che diverse testate esordissero con “A distanza di pochi giorni”, e non avendo letto nulla di recente, Sabina Radicale ha cercato altre notizie che ci fossero sfuggite.
Intanto, la sorpresa nel verificare che una testata parlava di “ulteriori momenti di tensione”, mentre altre di “ulteriore atto di devastazione”.

Non trovando nella stampa locale le notizie di qualche giorno prima, siamo andati alla fonte, e cioè al sindacato di polizia penitenziaria da cui arrivava la notizia (come tutte quelle sul carcere reatino).

Sulla sua pagina FB regionale abbiamo in effetti trovato la seguente notizia, del 24 settembre:
“Rieti. Oggi detenuto sale sul tetto per qualche ora per protesta non si sa di che. La mediazione della Polizia Penitenziaria e di alcuni suoi compagni lo ha riportato a rientrare fortunatamente senza conseguenze.”

A parte la confusione del lettore che oggi leggeva riferimenti a qualcosa che non gli era stato precedentemente riportato (e per di più non capendo se ci fosse stata tensione o devastazione) ci vogliamo concentrare su questo precedente fatto.

Un episodio in cui ancora si è manifestata una protesta. Ora, non spetta certo ad un sindacato di polizia penitenziaria di informare sui motivi della protesta di detenuti; tuttavia non può non colpire il “non si sa di che”, espressione che rende ancora più urgente che l’occhio sul carcere e la voce dal carcere non sia solo sindacale, che legittimamente non ha interesse a capire “di che” (anche se siamo sicuri non sia così per i singoli agenti).

Un’altra occasione insomma in cui si rende manifesta la necessità che l’Amministrazione Comunale dia corso al bando per la individuazione di un Garante dei Diritti delle Persone Private della Libertà Personale (definizione che ricordiamo include anche gli internati nella REMS di Rieti, a gestione ASL ma per cui lo stesso sindacato penitenziario lamentava/denunciava la gestione nei fine settimana).

La novità di uno spoils system regionale silenzioso

Nota di Fabio Andreola – tesoriere di Sabina Radicale

“Il Presidente Rocca ha nominato Matteo Monaco Commissario Straordinario Riserva Monti Navegna e Cervia. In data 15 giugno 2023 il Presidente ha chiesto formalmente a tutti i soggetti politici di riferimento della sua giunta ed alle loro espressioni partitiche ed istituzionali nel territorio della provincia di Rieti, una lista di candidati che avessero queste caratteristiche di base: buon livello culturale, idealmente con studi attinenti all’ambiente, il turismo e la conservazione del paesaggio. La Regione ha ricevuto 20 candidature che sono state attentamente valutate da una commissione ad hoc presieduta dallo stesso Presidente Rocca. Nonostante la maggioranza dei candidati proposti fosse in possesso dei requisiti, Matteo Monaco è risultato essere il candidato più adatto. Matteo può vantare infatti anche una esperienza amministrativa ed una profonda conoscenza della montagna, seppure maturata in un contesto naturalistico diverso. Il Presidente Rocca si congratula con Matteo, fiducioso che possa nel corso del suo mandato eguagliare o superare i risultati raggiunti dal suo predecessore Giuseppe Ricci, a cui vanno i ringraziamenti del Presidente della Regione Lazio e della sua giunta per il lavoro svolto.”

Questo comunicato è falso, lo abbiamo scritto noi di Sabina Radicale, ma è quello che ci sarebbe piaciuto leggere sui giornali.

Invece non abbiamo letto alcun comunicato dalla Regione ma solo un comunicato autoreferenziale dello stesso Matteo Monaco, che ringrazia chi lo ha nominato.

Per inciso, pare la “non comunicazione” sia cifra stilistica della nuova amministrazione: neppure del non trascurabile incarico che la stampa romana attribuisce a Mariano Calisse si è letto qualcosa in provincia.

Ormai, ad ogni cambio di colore politico, si procede a sostituire una quantità enorme di persone per ricoprire posizioni della pubblica amministrazione, remunerate con soldi pubblici perché servano la comunità intera.

Lo spoils system, che di per sé ha una logica politica, condivisibile o meno, dovrebbe quantomeno garantire un minimo di trasparenza sul processo e rassicurare i cittadini che il cambio (di presidenti, dirigenti a nomina diretta, commissari, etc.) sia neutrale o migliorativo in relazione alle competenze.

Non solo questo non avviene, ma tanto è ormai “pacifico” che lo scopo della nomina non sia quel “servire la comunità”, che la nomina nemmeno viene comunicata.

Sabina Radicale invita i cittadini a non assuefarsi, le forze politiche in consiglio regionale a pretendere trasparenza, e infine gli organi di stampa a chiedere conto ai nuovi nominati dei nuovi diversi indirizzi che essi perseguiranno.

15 Settembre: Giornata Mondiale della Democrazia

“Oggi 15 settembre ricorre il 15° anniversario della Giornata internazionale della democrazia.
Eppure, in tutto il mondo, la democrazia sta arretrando.
Lo spazio civico si sta riducendo.
Crescono la sfiducia e la disinformazione.
La polarizzazione sta minando le istituzioni democratiche.
È il momento di dare l’allarme.
È il momento di riaffermare che democrazia, sviluppo e diritti umani sono interdipendenti e si rafforzano a vicenda.
È il momento di difendere i principi democratici di uguaglianza, inclusione e solidarietà.
E stare dalla parte di coloro che si impegnano per garantire lo stato di diritto e promuovere la piena partecipazione ai processi decisionali.”

Non sono parole di radicali italiani; potrebbero esserlo, ma sono parole del Segretario Generale delle Nazioni Unite

Ce ne sono tante di “giornate nazionali” e “giornate mondiali”; probabilmente si esagera, ma forse quella della Democrazia merita attenzione come la Democrazia stessa merita cura.

Come radicali, poniamo quest’anno l’attenzione sulla sfacciata inadempienza del governo a predisporre la piattaforma nazionale per la sottoscrizione di referendum e proposte di legge: doveva essere disponibile a Gennaio 2022, non lo sarà neppure dopo due anni.

Il governo era stato costretto a promettere questa piattaforma: era conseguente alla condanna ricevuta dall’ONU per gli ostacoli che Radicali Italiani aveva evidenziato nella raccolta firme per dei referendum dieci anni or sono; sentenza in cui anche Rieti ebbe una parte.

Grazie ad un emendamento corsaro del radicale Riccardo Magi è sì possibile, in attesa della piattaforma nazionale, sottoscrivere le proposte su una piattaforma privata ma questo ha un costo, che non tutte le organizzazioni di cittadini possono sostenere.

Così, le sei proposte di legge su cui Radicali Italiani sta raccogliendo le firme sono disponibili anche online, ma a costo di un piccolo contributo da parte di chi firma.

Non aspettiamo però con le mani in mano i comodi del governo: a chi firmerà online offriremo di partecipare ad una Class Action nei confronti del governo stesso.

Infine, sarà bene ricordare che non è solo a livello nazionale che “lo spazio civico” viene quanto più ristretto: una gran parte dei comuni italiani (tra cui Rieti) nega ai cittadini il diritto (che pure riconosce a Statuto) di chiedere referendum cittadini. Ne avevamo scritto su “Il Dubbio” del 25 Luglio scorso e ci torneremo.

Il Comune di Rieti quanto ci mette a pagare le imprese?

L’indagine CSEL, la proposta di Radicali Italiani

Uno dei problemi che maggiormente strozzano le piccole e medie imprese sono i ritardi di pagamento delle Pubbliche Amministrazioni. Non è raro che le imprese falliscano pur vantando crediti da Stato, Comuni, ASL, o non possano accedere a gare o bandi perché non in regola, per mancanza di liquidità, sui contributi ai dipendenti.

Questo naturalmente impatta ancora di più in territori, come Rieti, dove i clienti pubblici sono preponderanti rispetto ai clienti privati.

A livello nazionale i crediti arrivano a 60 Miliardi di euro. A livello locale come va? Un recente rapporto dello Centro Studi Enti Locali (Csel) elaborata per l’Adnkronos, segnalato dalla pagina FB OpenRieti, ci dice che il 35% dei comuni capoluogo sfora i termini di legge per il saldo delle fatture; purtroppo questa percentuale sale al 67% al Sud, Sud in cui ormai Rieti appare saldamente in ogni statistica.

Sì, ma Rieti? Beh, dice il rapporto: “non conoscibile il dato di Rieti che non ha ottemperato all’obbligo di pubblicazione dell’indice di tempestività dei pagamenti 2022”; peraltro in compagnia di Novara, Brindisi, Siracusa.

Innanzitutto vediamo perché, poi cerchiamo di capire la situazione delle imprese creditrici.

Forse non tutti i cittadini sanno che il Comune di Rieti ha due diversi siti per la Trasparenza. Il primo ha traccia di questi indicatori ma si ferma al secondo trimestre del 2022 (insomma al subentro di Sinibaldi a Cicchetti).

Poi c’è il secondo in cui frettolosamente, a fine giugno, sono stati caricati i dati annuali 2022 e successivamente (il giorno dopo ferragosto) quelli del primo e secondo trimestre 2023. Non ci stupiremmo se questo affannoso tardivo recupero di pubblicazione dell’indice di tempestività sia stato sollecitato dall’indagine del CSEL.


Quando doveva essere pubblicato, questo indicatore? Il Decreto Del Presidente Del Consiglio Dei Ministri del 22 settembre 2014 dispone di farlo entro un mese da fine anno e fine trimestre. Per inciso, chiede anche che siano “in un formato tabellare aperto che ne consenta l’esportazione, il trattamento e il riutilizzo” cosa che non è, né con Cicchetti né con Sinibaldi.

Ma, a parte l’efficienza della comunicazione extra-social dell’amministrazione, i pagamenti come sono? E per altre amministrazioni pubbliche? Allora: è rientrata nella legalità (indice sotto allo zero, sono i giorni di saldo rispetto alla scadenza) negli ultimi tre anni la ASL, mentre in costante difetto oltre al Comune, sono anche Provincia e Prefettura.

Però non che questo indicatore dica tutto, giacché le amministrazioni hanno capito che per abbassarlo e fare migliore figura conviene pagare velocemente i grandi fornitori e rimandare i piccoli, ad esempio gli artigiani locali: meglio tanti piccoli creditori che pochi grandi!

Scopriamo infatti, dai dati che il Comune di Rieti rende disponibili, che il debito complessivo verso le imprese viaggia ultimamente tra i 6 milioni e gli 11 milioni di euro e che le imprese creditrici sono intorno alle 500; il credito medio per impresa varia nel tempo ma mai sotto i 13mila euro.

Per un’impresa come uscirne “strutturalmente” (intendiamo: a parte l’andare a raccomandare il saldo della fattura)?
Radicali Italiani ha in corso una raccolta firme su una proposta di legge di iniziativa popolare, messa a punto con la famosa CGIA di Mestre, che chiede che professionisti e imprese in credito con la pubblica amministrazione possano utilizzare questo credito per il pagamento di imposte e contributi oppure cederlo a un intermediario finanziario.

Sarà successivamente l’Agenzia delle Entrate, tramite i Ministeri, a recuperare la somma mediante riduzione delle somme a qualsiasi titolo dovute dallo Stato all’ente territoriale (escluse le ASL, che comunque a Rieti è virtuosa nei pagamenti).

Potete firmare la proposta ai tavoli radicali, all’URP del Comune, o online con SPID su https://radicali.it/firma/


Il Carcere di Rieti merita una diversa conoscenza

Informazione monopolizzata da un sindacato – La necessità di nominare il Garante Comunale

La morte per sciopero della fame e della sete della madre detenuta a Torino, senza che nessuno all’esterno sapesse di lei, ci tocca tutti come cittadini dello Stato che la aveva in custodia, ma richiede una riflessione anche a Rieti su cosa e come esce dagli istituti alla conoscenza della società libera.

Riflettiamo su questo perché nelle ultime settimane sono stati resi noti da uno dei sindacati di Polizia Penitenziaria (il SAPPE) episodi di aggressione a Rieti ai danni di agenti.

Come Sabina Radicale esprimiamo naturalmente la nostra solidarietà e vicinanza alla polizia penitenziaria di Rieti, per le condizioni di lavoro cui sono sottoposti lavoratori e lavoratrici, cronicamente sotto organico, e anche, nei casi in questione, per i rischi che derivano loro da una cattiva gestione in questo Paese della salute mentale, che spesso trova nel carcere la sua “soluzione”.

Diciamo questo perché i primi due fatti si riferiscono l’uno ad un episodio occorso in Ospedale da parte di un internato in REMS – cioè persona giudicata NON colpevole a causa della sua malattia mentale – e l’altro ad un episodio occorso in carcere durante l’accompagnamento in infermeria di un detenuto proveniente dal Reparto di Diagnosi e Cura di Reggio Emilia, dove peraltro esiste nel locale Penitenziario una sezione “Articolazione per la Tutela della Salute Mentale”, sezione assente a Rieti. E anche il terzo episodio viene riferito come legato ad una richiesta di psicofarmaci, il cui uso riguarda ufficialmente (vedi rapporto di Antigone dell’aprile scorso) quasi la metà dei detenuti.

Il problema che poniamo è però che, pur nella gravità degli episodi, l’immagine trasmessa dal sindacato SAPPE finisce per dare una visione parziale della vita all’interno dell’istituto e del rapporto tra detenuti e detenenti e quindi diversa da quella, di grande collaborazione e di rapporti sereni, che abbiamo sempre riscontrato nelle nostre visite. A questo scopo ricordiamo l’iniziativa www.devivedere.it di Radicali Italiani che si offre di portare cittadini in visita negli istituti.

Un sindacato non ha certo come mandato sociale il dare notizie, ma piuttosto rivendicare qualcosa per i suoi iscritti. E infatti quello che avviene è che si prenda spunto da queste comunicazioni per dar forza a proprie storiche richieste, come l’abbandono della vigilanza dinamica (cioè il fatto che i detenuti possano liberamente spostarsi all’interno della sezione e non rimangono chiusi in cella) e addirittura l’uso del Taser, che è concesso finora a Forze dell’Ordine “esterne”. Il Taser viene addirittura reclamato parlando di un pugno ricevuto da un agente, quando questa “pistola elettrica” ha una distanza minima operativa di 1,5 metri ed ottimale da 2 a 5 metri (secondo il Vademecum della Polizia di Stato, il quale raccomanda “la stessa attenzione con cui si tratta un’arma da fuoco”).

Il problema è però non tanto quello che questo sindacato propugna ma il suo monopolio dell’immagine che all’esterno si ha dell’Istituto di Vazia. Ad esempio nel 2022 ci sono state 7 aggressioni ai danni di agenti, ma anche 5 tentativi di suicidio (e 42 atti di autolesionismo) di cui nulla si è saputo fuori.

E’ importante quindi che del carcere si abbia una informazione più obiettiva; se ne escono solo episodi critici, e descritti con quel fine, la città di Rieti continuerà a guardare a quel mondo attraverso quella particolare lente. Non per niente, quando anni fa proponemmo a consiglieri comunali una visita, ci fu chi, avendo letto un comunicato sindacale di allora, rispose che preferiva aspettare che la situazione si calmasse.

Anche per questo, torniamo a chiedere all’Amministrazione Comunale (ma anche al Consiglio Comunale tutto) di concretizzare finalmente la nomina di un Garante dei Diritti delle Persone Private della Libertà, figura a titolo gratuito istituita ormai 10 anni fa e mai nominata; figura che possa anche riequilibrare l’informazione ed agevolare un rapporto, finora assente, tra l’istituto e la città

Garantire “Livelli Essenziali di Democrazia”

articolo di Marco Giordani – Il Dubbio, Martedì 25 Luglio 2023

Le sei proposte di legge di iniziativa popolare vengono da tavoli di lavoro di radicali dirigenti, iscritti e anche semplici simpatizzanti.

Uno di questi tavoli, la cui proposta non troverete nelle piazze ma su cui si continuerà a lavorare, è quello intitolato “Democrazia”; titolo da leggersi come “strumenti di esercizio democratico”, cioè quanto i cittadini hanno a disposizione per esercitare il potere di “concorrere con metodo democratico a determinare la politica”: i partiti stessi, le leggi elettorali e gli strumenti di democrazia diretta, vale a dire i referendum o le stesse proposte di legge, tutti temi cui come radicali e Radicali Italiani abbiamo da sempre dedicato iniziativa politica.

Non da oggi i cittadini si tengono, e sempre più, lontani da tutti questi strumenti; ma lontani o allontanati?

Tutta l’iniziativa di proposte di legge è, lo si è detto, rivolta agli “esclusi”; l’analisi del tavolo è che questo allontanamento sia causato anche da come questi strumenti siano stati distorti o soffocati dalla partitocrazia e che nonostante ciò si manifestino segnali di voglia di partecipazione.

Giunti però al grado di disaffezione attuale, questa partecipazione (e fiducia negli strumenti) non può che essere ricostruita “dal basso”, anche per l’inestricabile legame tra legge elettorale, sistema istituzionale, ruolo dei partiti.

Il “basso” da cui partire lo abbiamo individuato nel livello di maggiore prossimità, quello comunale; dove però accanto a poche esperienze virtuose di “democrazia partecipativa” (come ad esempio assemblee dei cittadini, bilanci partecipati) la maggioranza dei cittadini non dispone neppure dei (vetusti?) strumenti di “democrazia diretta”.

Difatti il Testo Unico Enti Locali apriva il millennio prescrivendo forme di consultazione e  “possibilità” di referendum ma tutto lasciato all’autonomia statutaria e normativa dei comuni, i quali molto spesso, non solo i piccoli, limitano di molto gli strumenti: quasi tutti prevedono solo referendum consultivo (a volte a sola iniziativa dell’amministrazione) e meno della metà abrogativo o propositivo. Ma solo circa la metà di chi prevede un istituto poi lo norma per permetterne l’uso.

Per questo denunciamo come l’autonomia statutaria sia un paravento (tanto che riguarda la “seconda scheda”, mentre le modalità della prima, quella elettorale, sono imposte dallo Stato) e che vada sanata la situazione di cittadini con diversi diritti in diversi comuni, e considerati questi strumenti come “Livelli Essenziali di Democrazia”; su questo il tavolo e Radicali Italiani continueranno a lavorare.

La manutenzione della città potrebbe trovare un valido aiuto nella popolazione detenuta

E’ di qualche giorno fa un intervento pubblico di don Paolo Blasetti, il cappellano del carcere di Rieti, dal quale sono emerse le numerose criticità che pongono la struttura detentiva e, con essa, tutta la sua popolazione, tra detenuti e guardie carcerarie, in una sorta di universo completamente separato dal resto della città.

Questo viene a vanificare una delle finalità della detenzione, la quale non è tanto quella di infliggere una pena, ma di tentare quell’opera di recupero della persona di cui all’articolo 27 della Costituzione italiana: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Don Paolo ha prodotto numerose riflessioni sul perché ciò, di fatto, non avvenga, qui a Rieti.

Diversamente da quanto accade in altri penitenziari, non sono al momento attive forme di “contatto” tra la casa circondariale e il resto della città. Che potrebbero invece sostanziarsi in attività non soltanto culturali, ma di socializzazione, con benefici anche per la collettività.

Vediamo per esempio il caso dell’ordinaria manutenzione della città. Le forti precipitazioni di qualche ora fa hanno mostrato quanto il tessuto urbano sia fragile, anche perché mancano le necessarie opere di drenaggio dell’acqua piovana. Si potrebbero allora immaginare, per i detenuti che ne abbiano i requisiti, dei percorsi di coinvolgimento nella cura della città?

Ricordiamo che dieci anni fa, il Comune stesso annunciava l’avvio di un progetto che affidava a detenuti  – naturalmente retribuiti – la pulizia delle caditoie e delle strade delle frazioni di Lugnano, Vazia, Cupaello, Casette, San Giovanni Reatino, Sant’Elia, Piani Poggio Fidoni, Poggio Fidoni Alto, Morini, Poggio Perugino e Maglianello. E in passato un’analoga iniziativa fu già messa positivamente in atto, nella Amatrice post sisma, a iniziativa della Direzione dell’Istituto penitenziario. 

Ma anche nell’ambito del puro volontariato si può fare molto.

Nello scorso autunno è venuta a Rieti l’associazione Seconda Chance, no profit fondata a Roma nel luglio 2022 dalla giornalista tv Flavia Filippi, che promuove e facilita tra le imprese l’applicazione della legge Smuraglia (193/2000), una norma che offre ingenti agevolazioni a chi assuma, anche part time, detenuti. L’associazione fu, a quanto sappiamo dall’associazione, ben accolta da amministrazione e imprenditori (anche partecipate?), benché nulla di questa iniziativa sia stato comunicato dal Comune.

Oltre al reinserimento lavorativo, la stessa associazione ha però intrapreso iniziative di risocializzazione, utili anche all’approccio del cittadino “libero” verso il detenuto, in vista del reinserimento lavorativo: lo scorso 7 maggio, grazie a Seconda Chance, una cinquantina di detenuti dalle carceri di Bologna, Frosinone, Laureana di Borrello, Locri e Palmi, hanno bonificato aree degradate assieme ai volontari di Plastic Free.

Nel frattempo, avverte don Paolo Blasetti, i detenuti rischiano di rimanere per lungo tempo in uno stato di completa deresponsabilizzazione che, di fatto, sarà ulteriore ostacolo al loro futuro reinserimento nella comunità, aumentando così di gran lunga il rischio di recidiva.

Liste fantasma nei piccoli comuni: ne abbiamo scritto ai parlamentari

Abbiamo scritto ai parlamentari affinché ridepositino in questa legislatura la proposta di legge che risolverebbe il malcostume delle liste fantasma, cioè di candidati “mai visti” nei nostri piccoli comuni.

Domenica andranno al voto nella nostra provincia tre comuni sotto mille abitanti (Varco Sabino, Belmonte in Sabina, Rocca Sinibalda). Ai 4 candidati sindaci “veri” (1 a Belmonte, 2 a Varco, 3 a Rocca Sinibalda), se ne affiancano ben 9 “finti” (4 a Belmonte, 3 a Varco, 2 a Rocca Sinibalda): un exploit mai realizzato prima.

Oltre all’offesa ed il disprezzo per il momento di esercizio democratico, avverrà a Belmonte una diminuzione della rappresentanza, poiché le 4 finte liste strapperanno rappresentanti in consiglio alla lista unitaria dei cittadini belmontesi.

Ad ogni tornata di comunali questo fenomeno si ripresenta, provocando però solo indignazione ed articoli di stampa, senza alcuna “reazione” da Governo o Parlamento, probabilmente perché non sensibilizzati dai rappresentanti dei territori.

Poiché le proposte di legge decadono con la legislatura, abbiamo chiesto di ripresentarla all’on. Riccardo Magi, oggi segretario di +Europa, e a due rappresentanti del territorio: Paolo Trancassini, eletto nel collegio uninominale per la destra, e Marianna Madia, eletta nel plurinominale per la coalizione di sinistra.

Sabina Radicale ha posto il tema, attivamente, sin dal 2017[1]: a varie rassicurazioni e promesse, facemmo seguire una semplice proposta di legge, presentata dall’allora deputato di +Europa Alessandro Fusacchia.[2]

Terremo informati i cittadini sulla loro risposta; sarebbe utile se le istituzioni e le forze politiche del territorio dessero una mano nell’accoglimento di questa richiesta e nel far calendarizzare il provvedimento.

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Agli Onorevoli:
Marianna Madia MADIA_M@CAMERA.IT
Riccardo Magi MAGI_R@CAMERA.IT
Paolo Trancassini TRANCASSINI_P@CAMERA.IT


Rieti, lì 8 Maggio 2023


Oggetto: Richiesta ripresentazione di proposta di legge su liste fantasma per i piccoli comuni

Onorevoli,

Come ormai da anni, anche in questa tornata di elezioni amministrative si verifica in tutta Italia, per comuni inferiori a mille abitanti, la presentazione di liste elettorali che non hanno alcuna relazione con il territorio.

E’ un fenomeno sgradevole che potrebbe essere facilmente evitato e allo scopo nella precedente legislatura sollecitammo l’onorevole Alessandro Fusacchia, allora nella componente +Europa del gruppo Misto, a presentare questa nostra semplice proposta di legge: https://www.camera.it/leg18/126?tab=&leg=18&idDocumento=1706&sede=&tipo

Esistono altre proposte di legge sull’argomento, che abbiamo riassunto e commentato qui, quando due anni fa venne approvato un ordine del giorno dello stesso On.Fusacchia sull’argomento.
https://sabinaradicale.it/2021/05/01/fine-delle-liste-fantasma-nei-nostri-piccoli-comuni

Ci rivolgiamo a voi, in quanto eletti nel territorio di Rieti – particolarmente vittima di questo fenomeno – e in quanto segretario di +Europa, per invitarvi a fare vostra la proposta di legge, ripresentandola in questa legislatura.

In attesa di un vostro positivo riscontro

Marco Giordani, segretario Sabina Radicale
328 8635830


[1] https://www.sabinaradicale.it/2017/05/15/per-favore-poniamo-fine-alla-umiliazione-dei-piccoli-comuni/

[2] https://www.camera.it/leg18/126?tab=&leg=18&idDocumento=1706&sede=&tipo

Baracche dello spaccio: effetto del non-governo di fenomeni strutturali

Le cronache cittadine ci riportano dello smantellamento di “baracche dello spaccio” sotto Ponte Cavallotti.

Partiamo innanzitutto da due considerazioni: la prima è che in questa città, da anni dei senza dimora cercano un riparo sotto i ponti, dal ponte Giovanni 23° al ponte Felice Cavallotti; la differenza è che sul secondo c’è un po’ più spazio per viverci. Chi ricorre a queste sistemazioni di fortuna? Persone in condizioni di disagio e tra queste probabilmente alcune per sopravvivere lavorano nello spaccio di sostanze, gestito dalla criminalità.

La seconda considerazione è che lo spaccio come attività in sé non ha bisogno di un “ufficio”; del resto le foto diffuse non paiono, come scritto, “materiale utilizzato dagli spacciatori per la loro attività”.  Si spaccia a domicilio (del fornitore o del consumatore) o in strada; se quelle baracche veniva usate per spacciare, è perché erano abitazioni dei fornitori.

Cosa traiamo da queste considerazioni? Semplicemente che questo fenomeno delle “baracche dello spaccio” viene da come i governi italiani hanno non-gestito, e continuano a non-gestire, due fenomeni strutturali: le migrazioni e l’uso di massa di sostanze “stupefacenti”.

Se è normale però che del rispetto delle leggi si occupi la Questura, il problema sociale dei senza dimora attiene invece alla comunità ed al Comune, che non se ne occupa. Di questo si occupi il Sindaco, e lasci il lavoro di polizia alla Polizia, e non si avventuri in cose che non gli competono.

Affermazioni  come quella con cui si scaglia contro coloro “che si battono per la liberalizzazione delle droghe e che per anni al Governo hanno attuato politiche estremamente permissive nei confronti dell’immigrazione clandestina” meglio che le eviti.

Per sua conoscenza, la “droga” è oggi che, di fatto, è libera: chiunque la voglia, ha modo di procurarsela, ad ogni ora del giorno e della notte – senza nessuna garanzia per la salute, ed ingrassando la mafia. Represso lo spaccio da un luogo la si spaccerà altrove, arrestati gli spacciatori se ne troveranno altri, e se tutti i “clandestini” finissero in carcere, riprenderebbero a farlo gli italiani bianchi.

Quello per cui ci battiamo, e verso cui la comunità internazionale sta andando, è invece una “legalizzazione”, cioè controllo e paletti da parte dello Stato, come avviene per sostanze che fanno molte più vittime come tabacco ed ancor più alcool, del quale ci dice Eurispes grande uso fanno – e sappiamo, anche in questa città – i giovani[1].

E se dunque fa più morti l’alcool libero e legale della droga libera ma illegale, il Sindaco dovrebbe farsi fotografare con la Polizia non solo tra le baracche sotto i ponti, ma anche per i locali cittadini nei fine settimana, sul tardi, verificando che, nel rispetto della legge, non si vendano shottini ai minorenni.

Ovviamente la legalizzazione eviterebbe l’affannosa e sterile rincorsa a cui le nostre forze dell’ordine – e a seguire tribunali, carceri – sono costrette, sottraendo le scarse risorse alla vera criminalità (quella con delle vittime).

Quanto poi alla immigrazione “clandestina”, siamo sempre in attesa della soluzione di tutto: il blocco navale, che come dirigente di Fratelli D’Italia a settembre ci aveva promesso.


[1] Secondo un rapporto Eurispes del 2018, l’alcool aveva fatto 435mila morti in Italia in 10 anni, ed oltre la metà dei minori ha acquistato alcolici (54,4%) nonostante la legge italiana lo vieti. http://www.rainews.it/archivio-rainews/articoli/alcol-uccide-piu-di-fumo-e-droga435mila-morti-in-Italia-in-10-anni-8cb848a0-1ad0-465c-96a4-9c39276bc745.html